Assolatte chiede maggior attenzione
«Mentre noi lavoriamo per le aziende – è stato spiegato –,
altri costruiscono iniziative di immagine». No, poi, «alla proliferazione di norme e di decreti che ci impastoiano», è stato aggiunto. A sostenere una posizione di questo genere, sono in effetti numeri importanti. «Il comparto lattiero-caseario – dice una nota –, coinvolge migliaia di aziende di tutto il paese, che danno lavoro a 25mila addetti e che, ogni giorno, raccolgono 38 milioni di litri fresco, ossia il 100% del latte prodotto in tutta Italia».
Il risultato è un fatturato pari, nel 2018, a 16,2 miliardi di euro, ma anche esportazioni che sono arrivate ad un valore di 2,8 miliardi e ad un attivo di un miliardo di euro. Risultati di tutto rispetto, tenendo anche conto delle difficoltà dell'economia e dei cambiamenti negli stili di vita. Proprio dall'assemblea degli industriali del latte, è emerso anche come stia cambiando il profilo di consumo: diminuisce l'acquisto di latte fresco (-7,6% in quantità e -6,6% in valore), cresce quello di mozzarelle (la cui produzione vale da sola 1,7 miliardi di euro mentre le vendite sono cresciute dell'1,3%), resistono yogurt e latti fermentati. Si tutto dettano legge la necessità di contenimento della spesa, ma anche la voglia di alimenti sicuri e di informazione.
Nonostante tutto, comunque, resiste il successo del lattiero-caseario nostrano nel mondo, frutto, è stato sottolineato proprio nel corso dei lavori assembleari, dell'impegno e degli investimenti «di centinaia di imprese che hanno aperto, creato, coltivato e sviluppato mercati in tutto il mondo». Quelle stesse imprese che adesso «si sentono ostaggio delle istituzioni, a cui chiedono rispetto e attenzione, nella forma e nella sostanza» e che vedono il concetto di filiera come «una parola magica» troppo sfruttata e quasi abusata.
È però forse dal lavoro in comune con il resto del settore agroalimentare che occorre ripartire, per valorizzare meglio e di più i nostri prodotti e la sapienza tecnica di cui sono ricchi.