Ascensione - Anno B
In quel tempo Gesù apparve agli Undici e disse: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Potrebbe essere un altro Venerdì Santo oggi, un altro giorno di dolore e di separazione dal Maestro e stavolta senza nemmeno avere un corpo da abbracciare, da profumare. Potrebbe essere oggi il giorno dell’addio definitivo. Ma qualcosa è cambiato: la resurrezione ha aperto orizzonti, ha strappato veli e sudari, ha bucato la terra e il cielo.
Gesù se ne va e lascia ad un gruppetto di uomini rozzi e confusi un mandato da brividi: “andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a tutte le creature” ed è come se avesse preso le loro braccia e le loro gambe e le avesse allungate all’infinito, in una moltiplicazione di slancio e movimento.
Non lo fermi Dio, vorresti fermarlo e trattenere, ma Lui trova sempre fessure in cui incunearsi, trova sempre spazi da cui entrare: le porte chiuse in faccia lo fanno sorridere.
Ed oggi trova il modo di andarsene e restare, di sedere alla destra del Padre e rimanere a camminare sulla terra, continuando a portare la sua tenerezza. “Andate voi, ma io sono con voi e non solo nel ricordo o nel racconto di ciò che abbiamo vissuto.”
Lo abbiamo letto: “Il Signore operava insieme con loro”; bellezza infinita di questa piccola parola, “insieme”, che azzera ogni solitudine e afferma invece che ogni vita è una “vita con”.
Per questo, nel racconto dell’Ascensione nel Vangelo di Luca viene detto che gli undici “se ne tornarono a Gerusalemme con grande gioia” (Lc. 24,52): lo sanno, lo sentono che Gesù non li lascia più. Mai più.
Ora, insieme, potranno percorrere la terra intera portando un messaggio che annuncia la tenerezza di un Padre che attende il ritorno di un figlio, la forza di un grammo di lievito, lo stupore di uno sguardo che guarisce da ogni peccato.
Battezzare significa immergere in Dio le persone, carezzarle con le Sue mani, parlar loro con le Sue parole d’amore: “Tu vali di più, più di molti passeri, delle altre novantanove pecore…sei importante per me”.
Saranno questi i segni che risanano, i miracoli che continuano, sarà il contagio di un amore che fa camminare i sogni, che li porta fin lassù in cielo, perché là sono nati e sulla terra vogliono sbocciare.
No, oggi nessun distacco definitivo: Gesù azzera le distanze, annulla le separazioni, cuce per sempre il cielo alla terra con un filo tenace e indistruttibile che lega, come quello di un aquilone, il volo alla corsa dei piedi sulla sabbia.
(Letture: Atti 1,1-11; Salmo 46; Efesini 4,1-13; Marco 16,15-20)
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