Gpt4 è stato appena rilasciato e la rete sta ribollendo di recensioni e test. Quello che colpisce, oltre alle potenzialità che mostra, sono tutti i dettagli che emergono dal report tecnico che OpenAI ha reso disponibile sul suo sito. Cosa è Gpt4? È il nuovo modello di intelligenza artificiale di OpenAI che può generare testo a partire da immagini o altri testi, dove Gpt sta per Generative Pretrained Transformer. Si tratta di uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale che usa una rete neurale profonda. La prima vera novità è che è multimodale: può accettare diversi tipi di input, come video, suoni, immagini e testo. Così può avere una “comprensione “più profonda del contesto e generare risposte più accurate e pertinenti. Tuttavia, Gpt-4 può produrre solo testo come output. È un modello, cioè un sistema informatico che imita le capacità dell’intelligenza umana, come il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività, basandosi su algoritmi che elaborano i dati e producono risposte. Allo stato dell’arte, esistono diversi tipi di modelli di intelligenza artificiale, a seconda del metodo di apprendimento e del compito da svolgere. Purtroppo, a volte si fa confusione tra questo sistema “intelligente” e la forma con cui si interagisce. La questione era già capitata con ChatGpt, forse il primo momento in cui i modelli Gpt hanno conquistato l’onore delle cronache globali uscendo dalla nicchia degli addetti ai lavori. La forma della chat – in termini più tecnici, il bot – non è il modello. Il modello sta dietro ed è in grado di fare diverse cose. In ChatGpt risponde testualmente a un interlocutore umano intrattenendo un discorso, cioè mostrando la capacità di capire domande e dare risposte di senso compiuto, mostrando una coerenza temporale: è come se “seguisse” il filo logico delle diverse domande facendo evolvere la conversazione con l’utente in base a quanto chiesto e detto in precedenza. Se vogliamo capire Gpt4 non bisogna fermarsi all’esperienza utente che ne possiamo fare ma occorre analizzarne le componenti che generano queste capacità “intelligenti” (scusate l’eccesso di virgolette ma sono etichette per descrivere funzioni e non attribuzioni di proprietà “ontologiche”). Le capacità del sistema sono ancora in fase di valutazione, ma mentre ricercatori ed esperti analizzano i materiali che lo accompagnano, molti hanno espresso disappunto per una caratteristica particolare: nonostante il nome della sua società madre, Gpt-4 non è un modello di intelligenza artificiale aperto. OpenAI ha condiviso numerosi benchmark e risultati di test per Gpt-4, oltre ad alcune intriganti demo, ma non ha offerto sostanzialmente alcuna informazione sui dati utilizzati per addestrare il sistema, sui suoi costi energetici, sull’hardware specifico o sui metodi per crearlo. Più volte abbiamo visto come le AI siano spesso non spiegabili: ora sembriamo essere giunti al punto in cui oltre che non spiegabili sono chiuse. Anche per questo serve l’algoretica.
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