Arman e lo “Stabat Mater” di Rossini: un «dolce lamento»
In un certo qual senso un'opera come questa va lasciata fluire con naturalezza, svincolata dai legami di generi, forme ed etichette per far emergere il suo autentico messaggio, facendo scorrere in libertà la sua inarrestabile ricchezza inventiva: il linguaggio originale, vibrante e altamente drammaturgico con cui Rossini ha affidato al pentagramma il testo della medievale sequenza attribuita a Jacopone da Todi.
Ed è quello che in parte riesce spontaneo al direttore Arman, alla guida di uno strepitoso Chor des Bayerischen Rundfunks, della Münchner Rundfunkorchester e di un quartetto di cantanti solisti formato da Rosa Feola, Gerhild Romberger, Dmitry Korchak e Mika Kares. La loro è un'interpretazione misurata e riflessiva, inaugurata dal segno lento e doloroso di un sipario che si alza sulla scena straziante che ritrae la Madonna ai piedi della croce “dum pendebat Filius”, ma che si alimenta progressivamente dei continui contrasti che attraversano la partitura.
E se sul campo del melodramma si giocano la celebre aria per tenore Cujus animam, il duetto fra le voci femminili Quis est homo e la cavatina per contralto Fac, ut portem Christi mortem, gli intrecci polifonici dell'intenso quartetto “a cappella” Quando corpus morietur lascia poi spazio ai preziosismi contrappuntistici dell'episodio finale Amen. In sempiterna saecula; un'imponente e impetuosa fuga che chiude lo Stabat e apre le porte alla certezza della resurrezione.
Gioachino Rossini
Stabat Mater
Howard Arman
Sony Classical. Euro 20,00