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Aristos

Marina Terragni martedì 10 dicembre 2019
Posso dire? Mi mettono un certo buonumore le uscite periodiche di Emanuele Filiberto, erede Savoia che di tanto in tanto annuncia il ritorno della casata alla guida del Paese.
«In momenti di complessità» ha dichiarato, bello ed elegante nel suo suit antracite «un Paese ha bisogno di una guida stabile. Che porti fiducia e sia da esempio».
Assolutamente d'accordo, per quanto io non sia certa che la migliore risposta a questo bisogno sia la restaurazione monarchica: mi riservo. Ma fin d'ora aderisco senz'altro a un progetto neo-aristocratico, etimologicamente inteso.
Vorrei vedere le/i migliori fra noi (aristoi o almeno agathoi) applicare tutta la loro competenza alla risoluzione dei non pochi problemi che ci affliggono.
Sarebbe bello che uno valesse uno: purtroppo non è così. Da troppo tempo, per una complessa serie di ragioni, i partiti non sono più in grado di assicurare selezione e formazione di personale politico all'altezza del delicato compito di curarsi del bene pubblico. Troppi barbari opportunisti ai posti di comando.
E dove si trovano, questi aristoi? Per esempio io ne vedo alcuni tra certi bravi sindaci e sindache - potrei farne i nomi, ma non sarebbe opportuno - che, lontani dal funzionariato, si sono cimentati con buoni e anche ottimi risultati nella fatica di governare con i piedi piantati nei loro territori, tra la loro gente.