La riforma del mercato del lavoro (l'approvazione definitiva è prevista per la prossima settimana) presenta, oltre a nuovi obblighi e formalità per i datori di lavoro, anche un incentivo particolarmente allettante per gli amministratori degli enti religiosi. La riforma prevede una riduzione dei contributi Inps per la durata di quattro anni (fino al 10%) riservata a tutti i datori di lavoro che assumono apprendisti. In ambienti diversi da quelli ecclesiastici, l'occupazione di personale ancora in formazione è quasi una normalità e rientra nella routine della gestione aziendale. Per alcune motivazioni storiche, ed anche culturali, l'apprendistato del personale all'interno degli enti religiosi, pur nella corretta osservanza delle leggi sul lavoro, è invece avvertito come un aggravio amministrativo e di applicazione laboriosa. Per gli stessi enti lo sgravio della riforma – e il consistente risparmio che ne deriva – possono rappresentare una boccata d'ossigeno da non sottovalutare nel difficile contesto economico e finanziario che ha colpito tutti i settori lavorativi.Diversi contratti nazionali di lavoro del settore ecclesiastico (come Uneba, Agidae/scuola, Agidae/socio-assistenziale) prevedono l'apprendistato, mentre in altri accordi collettivi l'apprendistato non è stato regolamentato perché considerato non necessario. Le diverse attività lavorative svolte negli ambienti religiosi richiedono la presenza di personale già qualificato o specializzato – come medici, professori, infermieri – ma anche figure professionali (destinate, ad esempio, alle cucine, alle lavanderie, agli uffici tecnici ed amministrativi) per le quali la formazione tecnico-pratica è un percorso obbligato. Nella composizione dei bilanci degli enti datori di lavoro spicca, ovunque, la percentuale elevatissima con la quale il costo del lavoro dei dipendenti in servizio, laici e non laici, sovraccarica l'amministrazione già impegnativa. La buona occasione offerta dalla riforma del lavoro appare quindi ineludibile. Di là dalla dovuta oculatezza con la quale è doveroso amministrare il patrimonio umano di ciascun ente religioso, lo stimolo all'applicazione delle tre forme di apprendistato previste dalla riforma (apprendistato qualificante, ad alta formazione, professionalizzante) è rafforzato dalla facoltà di poter assumere tre apprendisti ogni due lavoratori già qualificati. Al termine del periodo di formazione, l'apprendista potrà essere assunto solo dopo un periodo di prova di dodici mesi (con un ulteriore periodo di valutazione della persona) prima della conferma sul posto di lavoro con contratto a tempo indeterminato oppure con la chiusura del periodo di prova col semplice pagamento del preavviso. Un particolare «invito all'apprendistato» è stato inserito fra i temi di rilievo nel corso del recente convegno nazionale di studio, tenuto dal Cnec in Roma, per gli economi generali e provinciali di diversi ordini e congregazioni religiose.