Qualche anno fa mi sono trovato a parlare con Giacomo Poretti, in un bar in centro a Milano. Mi stava raccontando di un nuovo spettacolo che stava costruendo. Mi raccontò cosa gli disse il parroco del paese, appena nacque suo figlio: «Avete fatto un corpo, bene. Ora fate un’anima». Questa frase mi è rimasta impressa nella mente, come le tante parole o frasi che sono state incise nella pietra, nel corso dei secoli, da condottieri, comandanti, filosofi e poeti. Ci sono cose che, nella vita, non è molto difficile diventare. Per esempio non è difficile diventare padri. Quando diventi padre – almeno, quello che è successo a me – cambia improvvisamente lo scenario della tua esistenza. Ti rendi conto che un corpicino con un cuore che batte dipende da te, dal tuo modo di essere, di pensare, di scegliere. E piano piano, in mezzo a cose in cui ti ritrovi ma che non hai mai vissuto (pannolini, ciucci e piccole coliche), realizzi che quel cucciolo di uomo, ogni giorno della tua vita, crescerà accanto a te. E che tu ne sei responsabile. Di colpo, le forze che non sapevi di avere ti germogliano davanti come un prato fiorito. Guida, mèntore, modello di comportamento. E, ancora, compagno di giochi, complice, arbitro, amico. Essere padre comporta molte sfide, ma anche grandi soddisfazioni e gioie. Diventare padre, dicevamo, è abbastanza facile. Esserlo nel migliore dei modi ogni giorno è una bella sfida. Ve lo confesso: mi sento come un apprendista perpetuo. Ogni giorno imparo qualcosa di questo mestiere strano e avvincente. Diceva Jim Valvano: «Mio padre mi ha dato il regalo più grande che qualcuno possa dare a un'altra persona: ha creduto in me». Una certezza? So che non finirò mai di imparare questo mestiere. Qualche giorno fa mio figlio mi ha regalato un disegno per la Festa del Papà: «Mi piacciono le tue pizze, la tua amatriciana e quando ridiamo insieme. Ti voglio bene!». Almeno in cucina me la cavo, dai.
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