APPARENZE E NON APPARIZIONI
che di sostanza. In particolare vorrei sottolineare l'ultima contrapposizione, quella tra «apparenze» e «apparizioni». Il secondo termine è da assumere nel suo senso più teologico e profondo, quello legato agli incontri pasquali del Cristo risorto coi discepoli. Non è, quindi, una scena che ha come scopo lo straordinario, il prodigioso, il fenomenale, quanto piuttosto lo svelamento profondo di un mistero. Ecco, nei nostri tempi televisivi l'«apparire» è soprattutto il mostrarsi per impressionare, per ingannare, per sbalordire. E si sa che tutto questo è finzione, è - come si suol dire - «realtà taroccata», parvenza ed esteriorità, «apparenza» appunto. Il vero rivelarsi di Dio e l'autentica testimonianza del cristiano sono, invece, un'epifania nella quale si indica un messaggio di vita, si svela una verità, si illustra una strada da seguire nel rigore e nella serietà personale.