Anziani quel tesoro da non «scartare»
Sulla scia Wojtyla anche Benedetto XVI e Francesco hanno ripetutamente affrontato questo tema nei loro interventi. Ratzinger ha lamentato in diverse occasioni come «spesso la società, dominata dalla logica dell'efficienza e del profitto, non li accoglie come una ricchezza... considerando gli anziani come non produttivi, inutili. Tante volte si sente la sofferenza di chi è emarginato, vive lontano dalla propria casa o è nella solitudine. Penso che si dovrebbe operare con maggiore impegno, iniziando dalle famiglie e dalle istituzioni pubbliche, per fare in modo che gli anziani possano rimanere nelle proprie case». E questo perché «la qualità di una società, di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune». Un'espressione, quest'ultima, che Bergoglio ha citato tante volte, nella sua costante denuncia di come proprio gli anziani siano le prime vittime di quella "cultura dello scarto" che avvelena la società. Nel 2015, dedicando agli anziani le catechesi di due, udienze generali, ha detto che «una società dove non c'è posto per gli anziani, dove gli anziani vengono scartati perché creano problemi, porta con sé il virus della morte», spiegando come «l'attenzione agli anziani fa la differenza di una civiltà». In quell'occasione ha raccontato l'aneddoto di quell'anziano «che nel mangiare si sporcava, perché non si poteva portare il cucchiaio alla bocca, e così il figlio aveva deciso di spostarlo dalla tavola comune in cucina, dove non si vedeva e così non faceva brutta figura quando venivano persone a pranzo o a cena. Qualche giorno dopo il figlio più piccolo stava giocava con martello e chiodi, e il papà gli ha chiesto: "Cosa fai?". "Faccio un tavolo – la risposta – per averlo quando tu diventi anziano, così tu puoi mangiare lì". I bambini hanno più coscienza di noi», fu la conclusione di Francesco. In fondo basterebbe ricordarsi che, prima o poi, essere anziani toccherà a tutti.