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AntimafiaCombinare virtuosamente le risposte politica e giurisdizionale

Renato Balduzzi giovedì 15 febbraio 2018
Finisce la legislatura e anche le Commissioni parlamentari di inchiesta terminano il proprio lavoro. Come sempre, ci si interroga sull'utilità di questi strumenti attraverso i quali attività giudiziaria e attività politico-parlamentare vengono a intrecciarsi, a conoscersi e a misurarsi reciprocamente. Anche la Commissione parlamentare antimafia (rectius: la "Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere") presenterà, il prossimo 21 febbraio, il bilancio di legislatura, indicando non soltanto le attività svolte, ma altresì le proprie valutazioni sulla normativa vigente e le priorità da tenere presente nella prossima legislatura.
Del tema si è parlato in questi giorni presso la sede del Consiglio superiore della magistratura, in un partecipato convegno promosso dall'Associazione Vittorio Bachelet, con la relazione della presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi e con gli interventi (oltre che del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, e di chi scrive, nella qualità di presidente dell'Associazione) di magistrati quali Antonello Ardituro, Antonio Patrono, Francesco Enrico Saluzzo e Riccardo Fuzio. Il convegno ha confermato l'importanza strategica dell'esistenza e del lavoro di una tale commissione, non come alternativa ai procedimenti penali, ma come il luogo istituzionale dove i diversi profili di contrasto alla criminalità associata (culturale, politico-legislativo, processuale, socioeconomico) diventano oggetto di dialogo con tutti i mondi vitali della società italiana: dalla scuola all'associazionismo democratico, dalle Chiese all'imprenditoria libera e coraggiosa.
Nel convegno è stata altresì ricordata l'importanza degli autorevoli richiami che in questi anni sono stati rivolti (in particolare da papa Francesco e dal presidente Mattarella, senza dimenticare la continuità di attenzione da parte del presidente del Senato) affinché non diminuiscano la considerazione del valore della legalità e la condivisione che ogni cittadino deve avere nei confronti del contrasto ai fenomeni mafiosi e sia pienamente colto il legame tra mafie e corruzione. L'attività e le proposte della Commissione sono dunque un momento essenziale della nostra capacità di reagire contro le mafie e insieme un passaggio di testimone alla legislatura che si avvierà a marzo (si tratti della riflessione sul pericoloso legame tra mafie e massonerie, della necessità di rafforzare la figura del concorso esterno in associazione mafiosa o dell'importanza di una maggiore specializzazione della magistratura giudicante e non solo di quella requirente): un'opportunità, cioè, di combinare virtuosamente la risposta politica e la risposta giurisdizionale ai fenomeni mafiosi.