Annibale Maria: cognome nobile, Di Francia. I suoi erano arrivati in Sicilia al seguito di Carlo d'Angiò e lui nasce a Messina il 5 luglio 1851. Presto orfano di padre, e famiglia ora povera. Studia dai cistercensi, ma nel 1866 l'Italia sopprime gli Ordini e le Congregazioni religiose. Lui torna a casa e scrive anche poesie. La madre lo sogna letterato, ma lui a 28 anni è prete a Messina e lavora nel quartiere più malfamato, le Case Avignone. Scandalo! Che un prete, e di nobili origini, giri da quelle parti pare sconveniente. Ma non sente nessuno: solo i suoi 200 poveri che assiste. Costruisce persino una cappella, per loro, e di nuovo è rumore: i poveri stanno bene fuori dalle chiese, a chiedere l'elemosina, ma questo li porta dentro! Su consiglio di qualche prudentone il vescovo, visto che scrive bene, lo fa direttore del settimanale diocesano, “La Parola Cattolica”: così avrà altro cui pensare. Fa l'uno e l'altro. Qualche anno dopo un suo giornale, “Dio e il prossimo”, arriverà a 700mila copie… Nel 1884 mette su nel quartiere due orfanotrofi, poi una tipografia, una sartoria e una calzoleria… Gli orfani escono con un mestiere in mano, lui a poco a poco sta imparando il suo, spinto dallo Spirito Santo e non dai consigli dei prudenti… Sul giornale dà battaglia agli anticlericali che impazzano e ai luoghi comuni dei benpensanti. Il questore di Messina decide l'arresto immediato per i poveri colti a chiedere l'elemosina, e lui spara un editoriale di fuoco: «La caccia ai poveri». Decisione rimangiata! Il vescovo ci mette sei anni a dargli il permesso di dir Messa in quella sua strana cappella piena di poveri, ma alla fine è festa grande: primo luglio 1886. Nella sua vita, intanto, s'è acceso un altro fuoco: oltre la fame dei poveri, da proteggere e da liberare, ce n'è un'altra: quella della Parola di Dio e dei sacramenti. Al campo di Dio servono operai. Scopre, prima per sé, poi per gli altri, quella parola di Cristo: «Rogate Dominum messis… Pregate il Padrone della messe, che mandi operai nel suo campo…». Per gli orfani e affamati ha messo su un Istituto femminile, le Figlie del Divino Zelo… Nove anni dopo per la messe del campo di Dio fa nascere un istituto maschile, e li chiama i “Rogazionisti”. Non sta fermo un momento. Cerca di arrivare dai Papi, ma trova ostacoli e nel 1902 se ne lamenta schietto con il cardinale Casimiro Gènnari: «A chi metto paura?» Insiste, naturalmente. A Messina, però, arriva la tragedia del terremoto, nel 1908: 30mila morti, e tutto distrutto. È costretto a cambiare aria, e va in Puglia: Oria, Trani, Altamura… Nel 1909 Pio X lo prende sul serio e inserisce la litania per le vocazioni dentro le Litanie dei Santi. Un gran segno e una festa. Nel 1921 anche Benedetto XV lo incoraggia: «Sono con voi, sono io il primo Rogazionista!» Lui ha 70 anni, e la salute comincia a declinare. Le due Congregazioni crescono, gli pare che possano camminare da sole… È come un segnale: il primo giugno 1927 leva l'àncora. Al resto penserà, se vuole, il Padrone della messe. Ci ha pensato sul serio. Il 2 agosto 1934 don Luigi Orione, un altro grande, scrive al suo successore un telegramma singolare: «Urge scriviate vita et affrettiate Causa Canonico Di Francia… Caro Canonico, andate troppo lento. Perché volete andare in Purgatorio? Coraggio, dobbiamo andare subito col Padre Annibale in Paradiso». Il 7 ottobre 1990 Giovanni Paolo II lo proclama beato e nel 2004 lo fa santo. Proprio sulla sua tomba, a Messina, gli aveva riconosciuto il carisma specifico di missionario per gli operai nel campo del Padrone della messe, e insieme la cura operosa e concretissima degli ultimi, i poveri… Ecco: le baracche del quartiere Avignone, gli orfanotrofi, i laboratori, la cappella contestata e la preghiera per le vocazioni. È lo specifico di Annibale di Francia. I suoi lavorano… A Messina lui riposa in pace: al resto ora, come sempre ci pensa Dio.