Andrea, il portierino volato via a 12 anni
«Qualcuno non ha capito bene, in Nazionale si viene per i trofei e non per giocare di notte ai videogame». Messaggio forte e chiaro lanciato dal ct azzurro Luciano Spalletti. Meno playstation e più libri nelle stanze dei calciatori, ma anche in quelle di tutti i millennials di questo Paese che passano le notti a ingozzare la mente di giochi virtuali, di serie tv nocive alla loro salute mentale e di tanta brutta musica rap italica e americana. A proposito, fermate il finto fenomeno Kanye West. Un fenomeno solo perché è capace di far pagare un biglietto da 200 euro (il minimo era 130 euro allo pseudoconcerto del Forum di Assago) per presentarsi sul palco stile “cantante mascherato” e per giunta senza cantare, ma dando la parola e la voce ai suoi illustri ospiti americani.
Piccola parentesi surreale prima di tornare alla realtà del post Spalletti che stanno vivendo a Napoli. Sua volubilità, il cinepresidente del Napoli Aurelio De Laurentiis per il dopo Lucio da Certaldo in estate aveva puntato sull’algido Rudi Garcia: puntualmente cacciato con tanto di critiche feroci. L’insaziabile Aurelio allora ha ripescato l’usato, non più sicuro, Walter Mazzarri e nei giorni in cui cambia allenatore anche nel suo club satellite, il Bari (Iachini al posto di Marino ) decide di scommettere sul 55enne Francesco Calzona, professione: viceallenatore per antonomasia dell’altro ex Napoli Maurizio Sarri. Il debutto del suo Napoli con il Barcellona in Champions non era dei più facili, ma Calzona se l’è cavata con un pari e patta che lascia aperta la porta della speranza, e si spera si chiuda per un po’ anche la porta di Meret. Ruolo, il portiere, che ricopriva anche il piccolo Andrea Vincenzi, di Castiglione Torinese, morto a 12 anni.
Andrea giocava negli esordienti dell’Usd Gassino-San Raffaele e la sua storia la scopro in poche righe d’agenzia che racchiudono la breve esistenza di una creatura innamorata del pallone: «Andrea è morto dopo essere arrivato all'ospedale Regina Margherita di Torino. Aveva una sospetta polmonite e mercoledì era andato a farsi visitare al pronto soccorso dell'ospedale di Chivasso dove i medici l’hanno rimandato a casa». Spero che la sua storia arrivi agli occhi acquosi e stanchi di playstation dei giovani ricchi e famosi del nostro calcio. Così come spero leggano il ricordo straziante e amorevole di Gianluigi De Martino, responsabile della scuola calcio di Andrea: «Un bambino che giocava fino a qualche “attimo” prima a difesa di un porta che amava tanto quanto quel pallone che ci legava nella passione condivisa: lui con il sogno di diventare calciatore, io con la speranza di riuscire a fargli realizzare, un giorno, quel sogno. Andrea. Il pensiero corre forte a quel sorriso timido, ma sempre acceso sul suo viso. E corre alla mamma Valeria e al papà Roberto ed al dolore tanto immenso che in questo momento devono provare, tanto grande e rumoroso da rendere silenzioso tutto il resto del mondo». Ci uniamo a questo grande dolore, in silenzio.