Nello sconfinato repertorio della musica sacra ci sono partiture che mettono soggezione solo a nominarle: come il Requiem tedesco di Johannes Brahms, opera monumentale che, all'interno di tale ambito, si impone paradossalmente per il suo carattere «non liturgico» e «non cattolico». è stato infatti lo stesso Brahms a scegliere dalle Sacre Scritture - nella traduzione "riformata" e in lingua tedesca approntata nel XVI secolo da Lutero - i testi che avrebbero incorniciato il suo grandioso affresco esistenziale; personalizzando così in modo decisivo l'orientamento spirituale di quello che doveva assumere per lui i toni dell'estremo commiato dalla vita terrena e soffermandosi proprio su quei passi biblici in cui appaiono più evidenti i richiami fiduciosi a un abbandono finale nell'abbraccio divino. La spinta decisiva per la stesura del Requiem tedesco va d'altronde ricondotta all'improvvisa scomparsa dell'amatissima madre: un evento doloroso che interrogò nel profondo il musicista e lo convinse del fatto che la morte non può essere l'ultima parola nel definire la condizione umana. Opera di indubbia complessità e di non facile interpretazione, proprio Ein deutsches Requiem è sicuramente uno dei titoli di maggior richiamo tra quelli pubblicati dalla giovane etichetta discografica LSO Live (distribuita in Italia da Sound and Music), che sta riversando su compact disc alcune significative esibizioni dal vivo della blasonata London Symphony Orchestra.
Musicale Virgilio d'oggi, il direttore André Previn ci accompagna idealmente tra le "selve oscure" della partitura brahmsiana svelandone i continui contrasti e gli impervi passaggi, addentrandosi tra le tessiture gravi della trama sonora e gli ardenti squarci di serenità dischiusi dal testo. Attraverso una lettura di assoluta concentrazione - addirittura esemplare nella marcia funebre corale del secondo brano o nel solenne "calar di tela" del movimento conclusivo - condotta rispettando i tempi lenti e la natura riflessiva dell'opera, ma a tratti investita di uno spirito oltremodo romantico, che non rende pienamente conto della ricchezza e della maestria dell'apparato contrappuntistico; del debito, cioè, nei confronti della grande tradizione polifonica di area germanica cara all'autore.