Si allunga oltre misura la lista dei diritti inaccessibili agli iscritti al Fondo Clero. Le ambigue interpretazioni dell'Inps sulle recenti novità della previdenza (Quota 100, cumulo contributi, riscatti, speranza di vita, ecc.) hanno aggravato la distanza tra il Fondo e l'assicurazione generale, ponendo nuovi interrogativi sulla parità costituzionale del clero assicurato al Fondo speciale. All'elenco già lungo dei "no" dell'Inps, va aggiunta anche la "costituzione di rendita vitalizia", che consentirebbe ai sacerdoti di coprire mancanze di contributi del passato. L'argomento non è nuovo, ma è stato rispolverato dalla nota Inps n. 78 del 29 maggio scorso. Per costituirsi la rendita un lavoratore deve versare oggi un importo destinato ad aggiungere alla futura pensione una quota che corrisponde ai contributi mancanti. Questa facoltà è in vigore dal 1962 solo per i dipendenti privati, per riparare ad eventuali malefatte del datore di lavoro. La Corte Costituzionale ha poi esteso il diritto alla rendita ad altre figure (familiari di artigiani, commercianti, coltivatori diretti, co.co.co, e dal 2020 vi rientrano gli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate). In sostanza la Corte ha ritenuto che la rendita vitalizia debba essere estesa ai casi in cui gli interessati non sono titolari diretti dei propri obblighi contributivi. Questo criterio – e la circostanza che la legge del 1962 non poteva escludere il Fondo Clero non essendo questo ancora nato – hanno creato le condizioni per riconoscere anche ai sacerdoti un concreto interesse alla rendita vitalizia. Il clero nell'Inps si trova infatti coinvolto in due diversi casi di versamenti omessi, senza una propria responsabilità. La prima circostanza deriva dal vecchio sistema di sostentamento detto "congrua" in vigore fino al 1984, che addossava gli obblighi contributivi alle Direzioni del Tesoro. Queste vi provvedevano con versamenti trimestrali collettivi. Per il periodo 1963/1984 ammontano a 5.274 le irregolarità delle Direzioni ancora visibili negli estratti del Fondo Clero. L'altra circostanza è di totale responsabilità Inps. Nel passaggio dagli archivi cartacei a quelli automatizzati l'ente ha riscontrato la perdita nel Fondo di circa 700 accrediti di contributi, solo in parte faticosamente recuperati grazie all'aiuto offerto dall'Istituto per il sostentamento del clero.