Ciò che si può creare con le proprie mani può diventare un inno alla vita oppure strumento di morte, sta a noi la responsabilità di scegliere come usare le nostre abilità, i nostri doni, i nostri carismi. Perché non tutto ciò che si può fare è giusto che sia fatto. L’invito a discernere il bene e il male anche nel nostro lavoro e nelle attività quotidiane oggi ci arriva dalle figure dei santi Quattro Coronati. Una vicenda che ci porta ai primi secoli della Chiesa e ci parla di quattro scalpellini, che furono uccisi per essersi opposti a chi voleva usare la loro arte contro la loro stessa coscienza di credenti. Il Martirologio riporta i loro nomi: erano Claudio, Nicostrato, Simproniano e Castorio, che, secondo la tradizione, esercitavano la professione di scalpellini. La loro vicenda si colloca tra il III e il IV secolo a Srijem in Pannonia, nell’odierna Croazia, anche se risulta difficile definire i contorni storici e biografici di questi antichi testimoni. La bellezza delle loro opere, ispirata dalla loro fede, era oggetto di ammirazione, tanto che il frutto del loro impegno veniva considerato come risultato di un qualche aiuto magico. In realtà a sostenerli erano solo i gesti e le parole della tradizione cristiana. La loro fama era tale che anche l’imperatore Diocleziano venne a conoscenza della loro bravura e decise quindi di ingaggiarli per realizzare una statua del dio Esculapio. Essi, però, davanti alla richiesta di dare forma a una divinità pagana si opposero, suscitando l’ira di Diocleziano. Furono così catturati, flagellati e poi annegati in un fiume, all’interno di casse di piombo.
Altri santi. San Chiaro di Tours, sacerdote (IV-V sec.); beato Giovanni Duns Scoto, sacerdote (1265-1308).
Letture. Romano. Rm 13,8-10; Sal 111; Lc 14,25-33.
Ambrosiano. Ap 20,11-15; Sal 150; Mt 25,1-13.
Bizantino. Eb 2,2-10; Lc 10,16-21.
t.me/santoavvenire