Non è facile decidere quali notizie fra quelle che il mondo ci trasmette ogni giorno e ogni minuto possano interessare chi si trova a leggere queste righe. Penso quanto fosse più facile fare il lavoro del giornalista quando i mezzi moderni di trasmissione non avevano rubato anzitempo gli ultimi fatti su cui dare notizia e regalare al lettore un tempo più lento per meditare. Oggi e sufficiente avere un telefonino, anche il più modesto per rendere quasi inutile comperare il giornale del giorno e questo obbliga i quotidiani a rendere le proprie pagine interessanti non tanto ragionando sui fatti del momento quanto cercando nella vita dell'uomo le difficoltà da superare ogni giorno. Le grandi scoperte in quel universo del quale abbiamo finalmente capito di essere una minuscola parte, ci lasciano stupiti per un primo tempo. Poi ormai decisi ad andare avanti anche senza una idea di quanta fatica e quanto lavoro questa strada comporti all'uomo siamo capaci di immaginare viaggi quasi turistici. Naturalmente questi da offrire a prezzi i cui zeri oggi, non sono ancora leggibili. Allora non siamo più capaci di meraviglia? Perduta la misura del metro che finora aveva regolato la vita di ogni giorno ed ogni novità sulla terra in quali mezzi di misura ragioneranno le prossime generazioni? A chi verrà attribuita l'immensità dei mondi che in un silenzio, che per ora crediamo infinito, compone spazi che ancora non sappiamo leggere perché al di fuori della nostra misura. E poi l'uomo ancora legge e scrive secondo una misura da lui stesso creata, e fino a quando i nostri numeri sosterranno quella immensità di tempo e di luogo che appena abbiamo intravisto? E la nostra mente come riuscirà a mettersi nella nuova prospettiva di quell'universo che credevamo fosse come una splendida coperta di stelle a ripararci da ogni male? E cantavamo di paradisi e di dei a seconda di una fede piccola, che ci era sufficiente misurare con il nostro metro di casa e che cercavamo di rinchiudere in quattro mura decorate per averli vicino. Il nostro mondo che vive di piccoli e grandi litigi, che oscura la bellezza e la profondità dei nostri giorni vissuti su questa terra con inutili lotte di parole e di sfide di grandezza e di potenza, quando guarderà più in alto, quando scoprirà la sua reale misura nei confronti di quel cosmo che lentissimamente andiamo scoprendo? Quando aiuteremo i nostri giovani e non accontentarsi del poco che la società oggi sembra offrire per aiutarli, invece di mettere i loro piedi sulla strada delle scoperte, delle curiosità, dello studio di quei mondi senza misura che abbiamo attorno e che ci richiama alla ragione del nostro nascere e crescere, per lasciare poi ad altri quella parte di strada comune dove era stato toccato camminare per un poco anche a noi.