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Altro che insetti: anche nel 2025 trionferà la cucina italiana. Magari online

Andrea Zaghi domenica 1 luglio 2018
Cauti e attenti, soprattutto sempre buongustai e comunque sordi alle sirene delle mode e delle tendenze. Appaiono essere così gli italiani di fronte al cibo. Sperimentatori fino ad un certo punto, e sempre legati alle tradizioni alimentari nazionali. Non si tratta solo di un fatto di costume, ma anche – e in alcuni casi soprattutto – di un'annotazione di cui l'economia deve tenere conto. Anche in futuro. In gioco non solo la buona tradizione enogastronomica dello Stivale, ma miliardi di euro di giro d'affari.
A scattare l'istantanea dell'oggi e del domani agroalimentare nazionale ci ha pensato Fedagripesca Confcooperative che nell'ambito della sua assemblea ha sentenziato: «Vegan e insetti a tavola, ma per 9 italiani su 10, anche nel 2050, prevarranno le eccellenze made in Italy. Mentre nel mondo un consumatore su 10 mangerà italiano». Che è come dire: la buona tradizione italiana non tramonterà mai. Con tutte le attenzioni del caso. A partire dalla cura per la sostenibilità dei campi e del mare. E con tutti gli strumenti che le nuove tecnologie possono mettere a disposizione. Ad iniziare dai canali d'acquisto on-line. Sempre Confcooperative ha sottolineato come entro il 2025 gli acquisti attraverso internet cresceranno di 5 volte arrivando fino a coprire il 20% del mercato totale con un giro d'affari di 100 miliardi di dollari. Ma anche in questo caso la tradizione non verrà del tutto cancellata. Se cioè la presenza del negozio tradizionale verrà comunque ridotta all'osso, la tipologia del canale di vendita verrà riscoperta. Secondo l'indagine i giganti dell'e-commerce avranno bisogno di show room e punti vendita nelle città: la versione rivisitata delle vecchie macellerie, drogherie, latterie e frutterie di una volta. Tradizione, come si è detto, anche nelle scelte di consumo con in cima alle preferenze sempre formaggi e salumi, pesce e carne, pizza pasta e pane, latte e ortofrutta. Niente o quasi innovazioni etniche e tanto meno insetti. Mentre ci sarà una maggiore attenzione al miglioramento del gusto dei prodotti già pronti di quarta e quinta gamma. Così come alla cosiddetta sostenibilità delle produzioni cioè alla compatibilità con l'ambiente dei loro cicli produttivi. Cosa che d'altra parte agricoltori, cooperative e industrie stanno già perseguendo da tempo. Stando in campo cooperativo, per esempio, basta pensare che il 70% di queste strutture agroalimentari è impegnato in vari progetti; uno su 2 investe in risparmio d'acqua tra micro irrigazione droni, sensori ed energia elettrica; uno su 3 è indirizzata verso il riutilizzo dei materiali (biomasse e scarti industriali); uno su 3 in tecnologie amiche dell'ambiente. Insomma, l'innovazione c'è ma ha radici ben piantate nella tradizione.