L'umiltà è come il coraggio: se uno non ce l'ha non se la puo' dare. Sempre che non diventi - come dire? - uno strumento professionale. Sei un soldato, vai in guerra? Be', prima di farti ammazzare il coraggio lo tiri fuori. E l'umiltà? Se fai l'allenatore devi trovarne una riserva, sennò sei bruciato. Non l'insegnano a Coverciano, non è virtù assai diffusa, ma ad esempio Arrigo Sacchi ne parla, dice “umiltè”, non ne fa grande uso ma la predica. E ha ragione. Mancini ama poco Sacchi, troppo se stesso, e non ne fa uso neanche nell'intimità, per il proprio bene: e finisce così, umiliato da un Milan stenterello avendo incolpato dei guai dell'Inter solo i calciatori, cambiandone ventuno o sbattendoli nel derby – nuovi, seminuovi e vecchi – senza dirgli «ho corretto alcuni dettagli (errori, ndr) vediamo un po'...». Massimo Allegri non è umilissimo, ma scaltro sì; il suo maestro è stato Galeone, uno che pensa di sé il meglio possibile, è tutto fuorché umile ma t'insegna l'utile, come fingere di giocare il miglior calcio possibile cercando in realtà il punto che serve a salvare la ghirba. Maurizio Sarri non è umile, e furbescamente (ha lavorato in banca) si finge tale tacendo, o almeno parlando poco, tanto quanto basta per far capire che gli piace sperimentare, quindi provare e riprovare, dunque cambiare. I due non sono a caso i leader delle squadre più belle del campionato, il Napoli e la Juve. Perché hanno sbagliato e si sono corretti in fretta. O quasi. Allegri non “vedeva” Dybala, aveva in mente un suo progetto per vincere e far dimenticare l'Indimenticabile Conte: ha messo insieme un numero impossibile di sconfitte – quattro – eppoi s'è svegliato, ha dato fiducia al ragazzino ex Palermo che ha trasmesso alla Juve l'argento vivo e realizzato una dozzina di gol. Miracolo? No, umiltà nell'accogliere le critiche prima con rabbia poi con intelligenza. Del resto, che sia un tecnico importante lo aveva già dimostrato al Milan vincendo e anche alla Juve quando – faccio un esempio – ha pazientemente atteso che Morata riprendesse lo spirito e il piede del gol. Mancini l'avrebbe archiviato eppoi ceduto al mercato di gennaio.Sarri ha cominciato il torneo “all'empolese”, modulo 4-2-3-1 (a dare i numeri mi rattristo) ma dopo la sconfitta col Sassuolo e il pari con Sampdoria e Empoli s'è dato al 4-3-3 suggerito da alcuni critici e vedete com'è andata, un trionfo. Nel frattempo mi sono permesso di suggerirgli – è il mio mestiere – di non...manomettere la “staffetta” Insigne-Mertens, dando sempre la precedenza al piccolo fenomeno napoletano mentre il belga voleva la sua parte e la stava ottenendo: detto e fatto, ed ecco che Insigne risulta il miglior calciatore italiano (parola di Cassano, mi associo) ormai necessario anche alla Nazionale, e Conte lo permetterà. Per non dire della grande opera di Sarri nel correggere tutti gli errori di Benitez, trasformando la squadra modesta del vanaglorioso spagnolo in una fantastica macchina da gioco e da gol. Dettagli – direte, ma con l'umilta' di saper rivedere le proprie idee, scartando il fondamentalismo sciocco e arrogante, ecco due squadre stupende per un campionato bellissimo.