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Allarme rosso per i costi del grano

Andrea Zaghi sabato 5 ottobre 2013
Il mercato di una delle produzioni cardine dell'agricoltura nazionale segna il passo: le quotazioni di mercato del grano duro sono al di sotto degli attuali costi di produzione. Il dato è importante, perché incide su un settore che significa molto per l'agroalimentare italiano.Ad puntare l'attenzione sui prezzi sono state Confagricoltura, la Cia-Confederazione italiana agricoltori e l'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari - unite in Agrinsieme - nel corso di un'audizione alla commissione Agricoltura della Camera. A conti fatti, spiegano, il prezzo del grano duro è sceso a circa 24 euro al quintale per il contemporaneo verificarsi, nei primi mesi della campagna commerciale 2013/2014, di un calo delle importazioni e della stagnazione della domanda interna da parte dell'industria di trasformazione. Si tratta di un prezzo che nelle principali aree di coltivazione, in particolare nel nostro Mezzogiorno, è al di sotto dei costi di produzione. A determinare l'abbattimento dei prezzi, anche l'attesa dei dati concreti sull'andamento della produzione canadese, principale esportatore mondiale. Ma, oltre a tutto questo, i rappresentatori dei produttori indicano anche la presenza di «comportamenti speculativi per indurre vendite sotto costo». Il mercato, insomma, non è limpido: c'è chi - come molto spesso accade - gioca, scorrettamente, sull'andamento dei prezzi e sull'incertezza per trarre guadagni che altrimenti non sarebbero possibili.E i produttori italiani sono toccati pesantemente dalla situazione. Il comparto del grano duro è strategico, infatti, per il nostro sistema agroalimentare. L'Italia, nonostante una piccola diminuzione rispetto allo scorso anno, con una produzione stimata intorno a 3,7 milioni di tonnellate è il primo produttore europeo ed il secondo nel mondo. Con più di un milione di tonnellate, il Paese è anche il primo importatore. Il grano duro, ovviamente, è la materia prima per la produzione della pasta, prodotto simbolo del made in Italy, base della dieta mediterranea ed emblema della nostra immagine nel mondo.Insomma, toccare il grano duro significa toccare un nervo molto sensibile per il comparto. Da tutto questo, le richieste dei produttori. Favorire prima di tutto la maggiore trasparenza nella conoscenza dei dati produttivi e delle giacenze nazionali e internazionali. «La risposta più efficace - dicono però - resta quella strutturale, che passa cioé attraverso il miglioramento dell'aggregazione del prodotto, la capacità di stoccaggio per lotti omogenei, gli standard qualitativi commerciali. Tutto deve essere finalizzato a favorire la programmazione e la contrattazione tra le organizzazioni di prodotto degli agricoltori e l'industria di trasformazione, per aree territoriali omogenee». E, a questo punto, tutti gli occhi sono puntati sulla nuova Politica agricola comune e su quella nazionale (con i cosiddetti contratti di filiera), chiamate a favorire la riorganizzazione del comparto.