Allarme per l'olio d'oliva italiano: la produzione è crollata del 38%
E in effetti la situazione dell'olio di oliva è particolarmente delicata in questo periodo. Alla base di tutto la produzione e i flussi commerciali. Stando ai dati diffusi ieri da Ismea e commentati da Coldiretti e Unaprol (che raccoglie la grande parte degli olivicoltori italiani), quest'anno la produzione è crollata del 38% arrivando a circa di 265 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici. A pesare sono stati il gelo invernale di Burian e i venti accompagnati dalla pioggia durante la fioritura che hanno ridimensionato pesantemente i raccolti. Nonostante tutto comunque, l'Italia si pone ancora come secondo produttore mondiale nel 2018/19. Ma subisce, stando a quanto dicono i produttori, la spietata concorrenza degli olii provenienti dall'estero – dalla Tunisia in particolare –, oltre che la concorrenza sleale di molti. Anche se a guardare le statistiche, l'annata olivicola è andata male dappertutto (eccetto che in Spagna). In Italia però, è forse andata peggio che altrove visto che l'ondata di maltempo del 2018 ha danneggiato qualcosa come 25 milioni di piante dalla Puglia all'Umbria, dall'Abruzzo sino al Lazio con danni fino al 60% in alcune zone particolarmente vocate. Senza contare l'effetto Xylella che in alcune aree i fa ancora sentire.
Olio da difendere quindi. Con misure forti. A partire da quanto chiesto da Unaprol. Per la sopravvivenza della oltre 400mila aziende specializzate in questo settore, è stato chiesto che «il governo metta subito in atto iniziative concrete, a partire da un piano olivicolo nazionale 2.0 che preveda innanzitutto finanziamenti per il reimpianto di nuovi oliveti».