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Alla scoperta della "bellezza diffusa"

Francesco Delzio sabato 25 maggio 2019
Stamane 1000 ciclisti amatori percorreranno 36 chilometri di Autostrada del Sole chiusa al traffico per l'occasione, da Barberino di Mugello a Pian del Voglio e ritorno, immergendosi in una delle aree a più alta densità di beni Unesco. Confesso l'orgoglio (tipico) di chi ha ideato una piccola iniziativa – realizzata da Autostrade per l'Italia in collaborazione con il Giro d'Italia – nata in modo pionieristico e diventata negli anni un "rito" che contiene in sé un messaggio molto più ampio: l'Italia è il regno della bellezza diffusa, dell'incrocio virtuoso tra paesaggio naturale e attività dell'uomo, della qualità della vita che unisce natura, arte, gastronomia in un connubio che non ha pari nel mondo. Ma il "miracolo" è, in fondo, un altro: tutto ciò avviene pressoché in ogni provincia, in ogni sistema territoriale della nostra Penisola.
Eppure, in Italia il turismo internazionale e la ricchezza che esso lascia sul territorio continuano ad essere terribilmente concentrate in poche grandi città d'arte: sovraffollate, intensamente sfruttate, ridotte spesso a "Disneyland" in cui si mischiano ogni giorno realtà e finzione, storia vera e presunto storytelling, genuinità residua e deriva commerciale. Due dati (meno noti) rappresentano il fenomeno in modo nitido. Il primo: città come Venezia e Firenze presentano un "indice di turisticità territoriale" pari rispettivamente a 45 e 26. Ciò significa che a Venezia per ogni abitante vi sono ben 45 turisti, mentre a Firenze ve ne sono 26. Il secondo: la Lombardia è oggi la regione che attira più d'ogni altra la spesa dei turisti stranieri, ovvero il 13,6% della spesa complessiva effettuata dai turisti non residenti in Italia e di quelli residenti in altre regioni. Seguono il Lazio con l'11,4%, la Toscana con il 11,3%, il Veneto con l'11,3% e l'Emilia-Romagna con il 10,2%. Nel complesso in queste cinque regioni si concentra oltre la metà (per la precisione il 54,3%) della spesa dei turisti. E le altre? Non c'è l'intero Mezzogiorno, non ci sono molti territori di straordinario interesse letteralmente tagliati fuori dalle scelte dei tour operator globali.
Il Sud e la provincia italiana, dunque, dovrebbero essere nei prossimi anni i grandi "protagonisti" di iniziative promozionali pubbliche e private, strategie di marketing, azioni pubblicitarie in grado di raccontare alle nuove borghesie emergenti del mondo (dal Far East al Middle East, dall'Europa orientale al Sud America) l'unicità italiana della "bellezza diffusa". Ne deriverebbe una spinta rilevante all'economia italiana, allo sviluppo sociale, all'inclusione dei territori. A patto che qualcuno se ne faccia carico.
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