Alla ripresa non manca l'olio
Guardiamo al prodotto. Stando ai calcoli di Unaprol " il più importante consorzio italiano di produttori " la diminuzione di raccolta dovrebbe essere inferiore al 5% rispetto al 2008; mentre almeno il 15% del totale di questo dovrebbe rientrare nelle etichette Dop, biologiche o comunque essere "tracciata" con metodi in grado di restituirne l'origine e la qualità. Alla base di questa situazione, è l'andamento climatico delle ultime settimane che fa prevedere un anno di "scarica" migliore del previsto. Caratterizzato da una forte alternanza da una annata all'altra, quello dell'olio di oliva è un comparto che può subire anche tracolli del 15% dopo forti balzi in avanti. Ciò che, invece, non dovrebbe accadere quest'anno.
In realtà, la situazione è piuttosto disomogenea a seconda delle aree di produzione. Un buon andamento della produzione è previsto in Puglia (regione leader con il 40% della produzione di olivo d'oliva) e Calabria, mentre le previsioni non sembrano favorevoli in Lazio, Abruzzo e Sicilia. A cambiare la situazione, tuttavia, basta poco: impreviste grandinate oppure dei forti temporali potrebbero rovinare tutto e capovolgere i piani commerciali.
Le previsioni ottimistiche, arrivano in un momento in cui il mercato dell'olio di oliva, come ha sottolineato recentemente l'Ismea, sembra riprendere un po' di ossigeno. Ed è forse questo l'elemento più che di altri fa sorridere i produttori. Merito, probabilmente, dell'avvio dell'applicazione dell'obbligatorietà di porre sulle etichette del prodotto l'indicazione della provenienza della materia prima, ma forse anche di un mutamento nella direzione generale della domanda che fa presagire un orizzonte migliore di quello di oggi. Sempre secondo l'Ismea, infatti, la domanda italiana ed estera per lungo tempo stagnante, nelle ultime settimane
di luglio ha mostrato segnali di risveglio, permettendo ai prezzi di guadagnare qualche punto rispetto a quelli di giugno. L'extravergine scambiato all'origine, per esempio, si è attestato mediamente a 2,45 euro al chilo, il 6% in più sul mese precedente. Certo, sono segnali molto timidi, che nulla hanno a che vedere con una era ripresa dei prezzi e dei consumi. Ma i segnali in economia spesso valgono molto di più di quanto si possa pensare e possono spingere loro stessi lo sviluppo del mercato. Insomma, l'inversione di tendenza per l'olivicoltura sembra esserci per davvero e va coltivata con attenzione, sostenendo la qualità del prodotto, aiutando chi vuole farsi largo onestamente e contrastando con forza le numerose contraffazioni che, nel settore dell'olio di oliva, hanno sempre un ruolo importante negli scambi.