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Alla porta del cuore in attesa di Dio

Ermes Ronchi giovedì 26 novembre 2009
I Domenica di Avvento
Anno C

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. [...] State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso [...]. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Avvento è parola la cui radice latina significa: venire accanto, farsi vicino. È il tempo in cui tutto si fa più vicino: Dio all'uomo, l'altro a me, io al mio cuore. È sempre tempo d'Avvento, allora, sempre tempo di abbreviare distanze, di conquistare vicinanza.
Avvento è quel tempo magnifico che sta tra il gemito delle cose e la venuta di Cristo, lunga ora tra doglie e parto, di cui ci parla il drammatico Vangelo di Luca.
Dio ha giudicato il mondo e l'ha trovato lontano. Ma invece di sdegnarsi, è lui stesso che si carica della distanza, s'incarica di tutti i passi. Dio ha giudicato l'uomo e l'ha trovato lontano. E invece di condannarlo, si pone in cammino a ricucire i lembi della lontananza. Il Signore giudica me e mi trova con il cuore appesantito, e viene più vicino, lui l'unico che parla al cuore.
Quando avverrà tutto questo? Gesù invece di rispondere quando avverranno le cose ultime, indica come attenderle nel tempo intermedio.
Il quando avverranno è adesso: il cristiano non evade, abita il quotidiano, intercede, letteralmente cammina in mezzo, medicando le piaghe, curando i germogli. E anche il germe divino, quel piccolo Dio che ha da fiorire in ognuno di noi.
Attesa e attenzione sono le due parole tipiche dell'Avvento.
Attesa di Dio, Colui-che-viene, eternamente incamminato verso di me. Attesa come di madre: la donna sa nel suo corpo, da dentro, cosa significa attendere; è il tempo più sacro, più creatore, più felice. Attendere, infinito del verbo amare. Tutte le creature attendono, anche il grano attende, e le pietre e la notte, tutta la creazione attende un Dio che viene, che ha sempre da nascere.
State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano. Vivere con attenzione, perché «la più grave epidemia moderna è la superficialità» (R. Panikkar). Vivere attenti al cuore, prima di tutto, perché è la casa della vita, è la porta di Dio. L'incarnazione non è finita, accade continuamente. Dio nasce perché io nasca. L'uomo non è mai nato del tutto, e deve affrontare la fatica di generarsi di nuovo, o sperare di essere generato... la speranza è fame di nascere del tutto, di portare a compimento ciò che custodiamo in noi.
Verrà sulle nubi, ma già viene: nei piccoli gesti dei cuori puri, nella luce intima che indica la via, in una delicatezza inattesa, viene attraverso le persone che amo e che ho accanto, come talenti. Sono il suo linguaggio, la mano dei suoi doni. Ogni carne è intrisa di Dio.
(Letture: Geremia 33,14-16; Salmo 24; 1 Tessalonicesi 3,12-4,2; Luca 21,25-28,34-36)