Senza saperlo, facendo finta di pensare al futuro ma in realtà incapace di immaginarlo nei possibili, probabili effetti di cause ben note, sia sociali che ambientali, stiamo lasciando ai più giovani un mondo in cui vivere sarà più difficile. Ma abbiamo insegnato ai nostri giovani a vivere una vita difficile? La prima metà di quest'anno l'abbiamo passata in stato di shock e in emergenza, prendendo atto di quanto insufficiente sia la capacità politica, scientifica e tecnica anche delle maggiori potenze statali del mondo nell'affrontare una catastrofe pandemica in tempi di velocità globalizzata. Ora, dopo un breve e ansioso periodo di vacanza, ci aspetta un autunno nel quale economia e società, nelle fabbriche, nelle scuole e nei trasporti, si dovranno affrontare le più normali e necessarie attività in condizioni anormali di rischio sanitario. Nessuno riesce davvero a calcolare per quanto tempo dovremo vivere in regime di emergenza. Questo stato di necessità sta imponendo delle regole inusuali da rispettare, cosa che ha provocato reazioni isteriche di negazione della realtà in nome di malintesi principi libertari. Si è arrivati al ridicolo di combattive manifestazioni di massa contro l'esistenza del virus, ritenuta un'invenzione politica di Stato che mira solo a limitare, controllare e reprimere la libertà dei cittadini. Ma siamo mai stati liberi da vincoli, norme e abitudini noi cittadini? Lo saremo mai? Si può esserlo? In questo momento chi rivendica la “libertà dal virus” è una minoranza privilegiata dei paesi ricchi, più infatuata di sè che consapevole. La libertà! Parola e idea eccitante, ma notevolmente illusionistica e nelle nostre culture moderne e postmoderne piuttosto “drogata” e alterata da additivi estetico-emotivi in cui domina la promessa di una immediata, illimitata soddisfazione dei desideri. Dove ci ha portato, dove ci porta la fascinazione di un tale fantasma ideologico e idolo mentale? Senza consapevolezza e senso della realtà, voler essere e sentirsi liberi è un impulso che ci fa dipendere solo dalla produzione e dal consumo di enorme ricchezza, ciò che ha ridotto il mondo a una discarica di rifiuti e a un falso paradiso di benessere inevitabilmente riservato a pochi. Si manifesta per la libertà e si dimentica l'uguaglianza e la fraternità. È il momento di invertire l'ordine. Non c'è libertà senza uguaglianza e non c'è uguaglianza senza fraternità.