Alimentare da record ma soltanto con l’export
l successo mondiale dell’agroalimentare italiano continua a superare ogni aspettativa. Si tratta di numeri da primato che vengono, ad ogni rilevazione, polverizzati da altri risultati ancora più importanti. Traguardi che vengono raggiunti nonostante le indubbie difficoltà che ancora frenano lo sviluppo del comparto. Traguardi che, tuttavia, non devono nascondere la situazione difficile che la filiera deve affrontare sul piano produttivo e sul mercato interno. L’occasione per far di conto sui successi dell’agroalimentare nazionale nel mondo, è arrivata con i dati Istat sull’interscambio con l’estero nei primi sei mesi dell’anno. Il valore delle vendite all’estero di prodotti agroalimentari da gennaio a giugno 2023 ha sfiorato i 32 miliardi di euro. Un risultato raggiunto superando i notevoli problemi provocati dalle tensioni internazionali e che fa ben sperare per il resto dell’anno (anche se in parte è dovuto all’aumento dei prezzi). Il dato agroalimentare poi, come ha fatto rilevare Coldiretti, cresce il doppio di quello generale. Orizzonte più che positivo, quindi, per tutta la filiera? Da un lato parrebbe di sì, tanto che Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, non ha mancato di rilevare come «a determinate condizioni» il primato agroalimentare italiano possa crescere ancora notevolmente ma che ad oggi le «esportazioni agroalimentari dell'Italia risultino ancora inferiori a quelle della Francia e della Spagna». A frenare l’espansione italiana sui mercati mondiali sono ancora una volta elementi che ormai appaiono quasi strutturali che vanno dalle difficoltà dei trasporti e della logistica ai costi dell’energia. Ostacoli per superare i quali strumenti e percorsi sono d’altra parte già stati individuati. Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, per esempio,
sottolinea l’importanza dei fondi messi a disposizione del Pnrr per risolvere molte difficoltà collegate alle infrastrutture. Confagricoltura ricorda il tema degli accordi di filiera come validi strumenti di competitività. Mentre Cia-Agricoltori Italiani ricorda anche i nuovi contratti di sviluppo oltre che la serie di sgravi fiscali in favore degli agricoltori come ulteriori elementi per far acquisire efficienza a tutta la filiera. Tutto questo però è solo una parte della situazione che l’agroalimentare italiano sta vivendo. Di «mercato interno ancora in affanno» parla infatti, e con ragione, Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, che sottolinea quanto i bilanci familiari siano appesantiti dalle condizioni economiche del Paese e quanto le imprese stiano riducendo gli investimenti proprio nel momento in cui invece dovrebbero essere aumentati. In altri termini, «un primato storico legato anche all’aumento dei prezzi, non deve distrarre dalle difficoltà delle vendite alimentari sul mercato interno legate alla diminuzione del potere di acquisto delle famiglie italiane». La sfida è doppia: fare ancora meglio in tutto il mondo e recuperare moltissimo sul mercato interno. © riproduzione riservata