Pioveva, in questa stagione che non sa più sostenere l'antico nome di primavera, quando mi vennero a prendere con una macchina per raggiungere Gaeta. La strada non mi sembrò lunga, nella prima parte perché il temporale era così fitto d'acqua e di fulmini che pensai fosse meglio chiudere gli occhi e tacere. Poi il cielo comparve d'improvviso nel suo abito celeste quasi a farci capire che il comando era nelle sue mani, o meglio nella volontà delle sue nuvole. La strada attraverso la campagna romana era lunga: cittadine appena sfiorate, terre coltivate a grano, uva e ortaggi nascosti sotto archi di plastica che fanno perdere alla campagna il suo naturale colore. L'utilità, il guadagno, la necessità di arrivare primi ci impone tutto questo: onde di un mare bianco senza rumore e senza vita. Ogni tanto uno spazio verde, un terreno incolto, delle piante di frutta e filari di viti che mettono le foglie della nuova stagione. E poi sempre più giù lungo le colline verso il mare quando lo splendore di questa acqua di un azzurro intenso mi sembrò tenuta ferma, senza onde, dai raggi del sole. Ecco l'arco di Gaeta cercare il suo profilo nell'acqua chiara. Anche Virgilio deve essere rimasto affascinato se vi raccontò la morte della nutrice di Enea che avrebbe lasciato il suo nome «Caieta» a questa città. Tutta la costa era stata costruita dalle ville romane e abbellite da piscine e giardini e il gusto dell'ordine e della bellezza del posto è rimasto nell'animo degli abitanti del luogo fino al nostro tempo: le vecchie mura le infinite chiese alzate in tempi differenti, il restauro dei monumenti anche più lontani nella storia di questo luogo confessano a gran voce l'amore alla cultura di questo fortunato angolo della terra. L'invito al Convegno promosso per i 70 anni della entrata in vigore della Costituzione italiana e il viaggio di Alcide De Gasperi a Gaeta rinnova oggi il ricordo di alcuni giorni di pace e di riposo che mio padre seppe regalarsi dopo quella pesante campagna elettorale del 1948. Pensavo allora al suo interesse e al suo piacere nel ripercorrere la storia camminando tra le antiche chiese nate fra i dirupi e gli scalini della roccia. Egli amava la storia che sapeva leggere in latino e greco, quasi fosse un uomo dell'antichità. La bellezza dei campanili decorati che guardano il mare e la visione della parte medievale della città come la spiaggia silenziosa, cancellarono per qualche giorno la stanchezza per il grido della folla che lo aveva applaudito per la sua vittoria. Con gli occhi socchiusi e un leggero sorriso sulle labbra guardava la pace del mare. È con questo ricordo che desidero ringraziare il presidente del Circolo filatelico di Gaeta Pietro Evangelista che si è impegnato affinché in questi giorni le poste italiane emettessero un annullo speciale per commemorare il settantesimo anniversario della visita di Alcide De Gasperi a Formia e Gaeta. Questo piccolo viaggio resterà fra i ricordi sereni delle mie giornate.