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Martino de Porres. Ai margini della vita c’è bisogno d’infinito

Matteo Liut domenica 3 novembre 2024
Vivere da figli di Dio, indicando al mondo l’orizzonte dell’infinito amore, di Dio significa prima di tutto diventare apostoli di speranza a fianco dei piccoli, degli ultimi, degli emarginati. Significa farsi carico anche di quelle ferite, che opprimono il cuore di chi ci sta accanto. Di questo stile è testimone Martino de Porres, santo dal 1962. Nato a Lima in Perù nel 1579, era figlio dell’aristocratico spagnolo Juan de Porres, che non volle riconoscerlo subito, perché la madre era un’ex schiava d’origine africana. Quando il padre venne nominato governatore di Panama e dovette trasferirsi, Martino fu lasciato alla madre. Allievo di un barbiere-chirurgo, coltivava il sogno di entrare fra i Domenicani. Da mulatto, però, fu accolto solo come terziario e gli vennero assegnati solo compiti umili. Ma quando i Domenicani compresero la sua profonda spiritualità lo accettarono nell’Ordine come fratello cooperatore. Ricercato come consigliere dal viceré del Perù e dell’arcivescovo di Lima, quando i potenti andavano da lui lo trovavano circondato da poveri e da malati. Quando a Lima arrivò la peste, curò da solo i 60 confratelli. Fondò a Lima un collegio per istruire i bambini poveri: il primo del Nuovo Mondo. Guarì anche l’arcivescovo del Messico, che avrebbe voluto portarlo con sé, ma Martino rimase a Lima. Morì nel 1639. Altri santi. Santa Silvia, madre di san Gregorio Magno (VI sec.); beato Simone Ballacchi, domenicano (1240-1319). Letture. Romano. Dt 6,2-6; Sal 17; Eb 7,23-28; Mc 12,28-34. Ambrosiano. Is 56, 3-7; Sal 23 (24); Ef 2, 11-22; Lc 14, 1a. 15-24. Bizantino. Ef 2,14-22; Lc 16,19-31. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata