Ai Comuni i «tetti» di spesa, alle Regioni i grattacieli
Ottenuto comunque il privilegio di un badge e passate le forche caudine del metal detector, si ascende al piano che più è alto, più indiscussa risulta la maestà di colui che ci ha convocato. Spazi immensi si spalancano allora: ampi luminosi corridoi, ai cui incroci solerti addetti stanno assisi al desk delle informazioni; sale riunioni quasi sempre deserte, però ben dotate di impianto audio e video; uffici moderni e silenziosi, che sicuramente permettono ai numerosi lavoratori ivi impiegati un comfort ottimale...
Ammiriamo dunque a bocca aperta lo standard di qualità con cui la nostra Regione può finalmente presentarsi a testa alta di fronte a qualsiasi visitatore: basta ambienti polverosi e con pile di scartoffie accumulate negli angoli, scrivanie rimediate chissà dove e scaffali traballanti! E il petto si gonfia di patrio orgoglio al pensiero di quanto la pubblica amministrazione qui appaia nel fulgore di un'immagine d'efficienza, niente da invidiare a qualunque supponente multinazionale con uffici in centro e fatturati in salita.
Però noi, che stiamo lì sempre col cappello in mano (a meno che l'eccessiva aria condizionata non ci abbia già costretto a calzarlo di nuovo), non possiamo fare a meno di pensare alle stanzette in cui si accalcano invece i nostri dipendenti, site magari in prestigiose ville d'epoca (il Comune si è svenato per acquisirle e salvarle dal degrado) ma in cui anche gli infissi e i servizi igienici sono inequivocabilmente "d'epoca", e che da anni non vedono un'imbiancatura decente, e dove le opere per il tanto decantato "efficientamento energetico" sono rinviate a data da destinarsi perché già sarebbe un gran bel successo ottenere il rispetto delle regole di sicurezza degli impianti elettrici...
Basta con le lamentele, comunque; noi gente di paese, in fondo, siamo umili ma dignitosi e non siamo abituati a piangerci addosso. E tuttavia il pensierino ci rode come un tarlo maligno che non se ne vuole andare: perché mai sui nostri Comuni incombono tetti di spesa sempre più claustrofobici, e invece qui sembra che non viga alcun limite all'altezza dei grattacieli? Com'è possibile che le spending rewiev e i patti di stabilità ci impediscano anche solo di rimpiazzare il personale che va in pensione (oggi siamo a un assumibile ogni 4 uscite), e al contrario qualcun altro può permettersi di coprire i posti con un'abbondanza che sarà certo ponderata, ma che alle nostre strettezze suona addirittura insultante? Eppure siamo – saremmo – tutti della stessa "famiglia", no? Così, ridiscesi a terra dai piani alti della pubblica amministrazione, meditiamo sulle banalissime e populiste costanti della storia per cui chi sta in basso è sempre costretto a tirare la cinghia anche per mantenere le prerogative (i privilegi?) che altri si sono generosamente auto-riservati: oggi come ai tempi del Re Sole. E il fatto che in ogni piramide ci sia sempre qualcuno che si trova a un livello inferiore, ancor di più ci rattrista: pensiamo infatti che, persino entrando nel più sgarruppato dei municipi, ci saranno probabilmente cittadini cui apparirà eccessiva la distanza da un certo ambiente. Non si è mai umili abbastanza da farsi perdonare il (presunto) "potere".
r.beretta@avvenire.it