Agroalimentare: l’export italiano verso i 70 miliardi
Italia agroalimentare è tornata davvero a vincere sui mercati mondiali: in questi mesi, infatti, il saldo tra importazione ed esportazioni è nuovamente positivo. Qualche centinaio di milioni, certo, ma comunque il ritorno in attivo di una delle bilance con l’estero più importanti è cosa di non poco conto. A dirlo sono i numeri elaborati dall’Ismea. L’Istituto in una nota spiega che dopo un 2023 da record, con le esportazioni agroalimentari italiane oltre i 64 miliardi di euro, anche nei primi sei mesi del 2024 la dinamica è rimasta positiva con un valore che ha sfiorato 34 miliardi di euro (+7,1% rispetto allo stesso periodo del 2023). In crescita anche il valore delle importazioni (+1,4% per 33,5 miliardi di euro) ma con un andamento meno consistente rispetto al 2023. In tal modo, è migliorato il saldo della bilancia commerciale agroalimentare che è, come si diceva, tornato in terreno positivo per 433 milioni.
L’osservatorio di Ismea quindi sottolinea che «si fa sempre più concreta la prospettiva di raggiungere quota 70 miliardi di euro per le vendite entro la fine del 2024». Sarebbe un traguardo importante per molti motivi, un traguardo, tuttavia, che non deve essere pensato come un punto di arrivo ma semplicemente come una tappa prestigiosa e non definitiva. A rendere particolarmente positivo il risultato raggiunto a metà anno, è comunque anche un’altra circostanza: il settore mostra infatti una crescita significativa, in contrasto con il calo complessivo delle esportazioni nazionali di beni e servizi (-1,1%), ed è una crescita dovuta al buon comportamento sia dell’industria alimentare (+7,7%), sia della componente agricola (+3,4%).
Ma che cosa ha determinato tutto questo? Come sempre accade in economia non c’è una sola causa. Per le importazioni, è stato determinante il ridimensionamento dei prezzi delle commodity agricole. Per le esportazioni, ad essere molto richiesti sono stati i vini ma anche altri prodotti. Le vendite all’estero dei primi hanno raggiunto i 2,6 miliardi di euro (gli spumanti da soli sono arrivati ad 1,1 miliardi). Tra i comparti in crescita, spiccano anche i derivati dei cereali, con un aumento dell’8% in valore; in aumento anche i formaggi stagionati (+7,5%), quelli freschi (+6%) e, in maniera più marcata, l’olio di oliva (+64%). Tutto bene quindi, anche se la complessità dei mercati mondiali e l’influenza di fattori che con l’economia e la produzione agroalimentare c’entrano poco, costringe tutta la filiera a non abbassare la guardia. © riproduzione riservata