Nel 2015 gli agricoltori italiani hanno guadagnato di più della media dei loro colleghi europei. Questo è ciò che indicano Eurostat, Ismea e Unioncamere nel loro Rapporto AgrOsserva sulla congiuntura dell'agroalimentare italiano. A conti fatti il reddito agricolo per addetto nel 2015 è arrivato, stando alle statistiche europee, a totalizzare un indicatore per l'Italia di 144,8 (2010=100) superiore all'indice medio dell'Ue, pari a 108. Nel confronto con l'anno precedente, l'Italia registra un aumento di 8,7 punti percentuali. Di contro, la media dei 28 Paesi europei registra un andamento negativo su base annua, con una flessione di 3,8 punti percentuali rispetto al 2014. Probabilmente il risultato sarebbe stato ancora migliore se non fossero intervenuti problemi di mercato e climatici. Ed è importante sottolineare che si tratta di confronti percentuali e non di valori assoluti, ma che comunque indicano una capacità di generare ricchezza che l'agricoltura italiana detiene e che deve essere in tutti i modi valorizzata e difesa. Guardando il Rapporto AgrOsserva, emergono anche altri numeri. Se si guarda alla nascita di nuove imprese (depurando i numeri dai cambiamenti di forma giuridica, localizzazione, scorpori o nuove acquisizioni), emerge, spiegano Ismea e Unioncamere, «un settore primario in espansione». Sul totale delle vere nuove imprese, nei primi sei mesi del 2015, quelle agricole rappresentano circa il 9%, un valore in crescita rispetto al 6,3% del 2014. Considerevole anche la quota femminile fra i neoimprenditori: 4 imprese su 10 sono nate, nel I semestre 2015, per iniziativa delle donne, valore di molto superiore alla media del totale delle nuove imprese (28,8%).Ugualmente, grazie anche al calmieramento dei prezzi dei mezzi correnti di produzione, soprattutto dei prodotti energetici per il corso deflativo del greggio, nel 2015 è migliorata la redditività del settore agricolo nazionale, in misura più evidente rispetto agli altri Paesi dell'Ue.Certo, le situazioni dei singoli mercati e gli oggettivi condizionamenti della produzione dal punto di vista climatico, impongono una grande prudenza nel fare previsioni sull'andamento dell'agroalimentare. Così come la complessità delle dinamiche mondiali ci ricorda sempre quanto le produzioni agricole debbano fare i conti con agenti anche molto lontani dalla loro localizzazione. Ma è certamente anche da rilevazioni statistiche come quelle appena sintetizzate, che i comparti dell'agricoltura e dell'agroalimentare possono basarsi per percorrere un sentiero di crescita (in termini quantitativi) e di sviluppo (in termini qualitativi), per arrivare ad una posizione di tutto rispetto nei confronti del resto dell'economia e dell'industria.