C'è chi in agricoltura ci sta bene. Anzi, di più c'è chi nelle imprese agricole ci crede, non potrebbe fare altro che l'agricoltore e riesce anche a farlo innovando ciò che già esiste. Per certi versi si tratta di una sorpresa: si è abituati, infatti, a considerare quello dei campi un lavoro improbo, buio, difficile, pesante e, soprattutto, poco redditizio. A quanto pare non è sempre così. A smentire i luoghi comuni sull'agricoltura ci hanno pensato i giovani e le donne. I risultati di due indagini - concorre da Cia e Coldiretti - sulla vita, sul lavoro e sulle aspettative di giovani e donne, infatti, indicano una situazione più positiva del previsto.
Per quanto riguarda i giovani, la ricerca curata dall'Associazione giovani imprenditori della Cia spiega che questi conducono aziende in genere di medie dimensioni (dai 10 ai 30 ettari), riescono ad usare nella gestione tutti gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie, guardano con attenzione all'Europa ed agli scenari internazionali. Mentre sollecitano sempre di più politiche che permettano un facile insediamento di colleghi di pari età, oltre che una crescita della qualità e delle caratteristiche igienico-sanitarie dei loro prodotti. Sempre secondo i giovani di Cia, fra l'altro, nei prossimi anni il ruolo di questa categoria di imprenditori all'interno del comparto non potrà che aumentare di importanza. Nei prossimi cinque anni, infatti, la presenza giovanile dovrebbe crescere di 50mila unità per un giro d'affari di oltre un miliardo e mezzo di euro.
Ma anche le donne non sono da meno. Stando ad una ricerca Coldiretti-Cifem, nove imprenditrici su dieci non cambierebbero il lavoro che stanno facendo. Nel 75% dei casi la scelta di vivere e lavorare in campagna è stata fatta per passione. Ma si tratta di persone che, a quanto pare, sanno quello che fanno. Nel 50% dei casi le donne che conducono imprese agricole sono diplomate in agricoltura, il 55% di esse conduce aziende oltre i dieci ettari e il 70% ha introdotto negli ultimi tempi nuovi macchinari per migliorare l'efficienza della produzione. Soprattutto, poi, le donne sono a capo di un terzo delle imprese agricole italiane: la media europea non supera il quinto.
A questi punto è possibile chiedersi: cosa è necessario fare per dare più spazio a chi in agricoltura ci crede per davvero? Da una parte, la risposta è già stata data. Esiste una Legge di Orientamento per l'agricoltura che stabilisce anche la possibilità di
attivare nuovi contratti per le imprese agricole giovanili. Si tratta, per esempio, di convenzioni fra le amministrazioni pubbliche e i giovani agricoltori per la manutenzione del territorio. Analoghe iniziative potrebbero essere previste per le imprese condotte da donne. Oltre a tutto ciò, occorre però che nell'agricoltura ci credano tutti. Ed è probabilmente questo il passo più difficile da compiere.