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Agricoltura tra sviluppo e ristagno

Vittorio Spinelli sabato 26 giugno 2004
Alcuni dei migliori comparti dell'agricoltura italiana hanno visto, nei primi mesi del 2004, le loro esportazioni diminuire drasticamente. Non è un buon segno per questo settore, anche se le prime proiezioni circa l'andamento dell'annata produttiva parlano di un miglioramento rispetto al 2003. Ma i dati parlano chiaro: secondo l'Ismea la vitivinicoltura fino al febbraio 2004 ha perso il 13% dell'export, i lattiero-caseari hanno visto crescere il deficit con l'estero del 12% su base annua. Solamente la zootecnia nel suo complesso, sempre nei primi due mesi di quest'anno, è riuscita a "contenere" la crescita del deficit con l'estero che si è arrestato a 512 milioni di euro. Intanto, nel 2003, il florovivaismo - altro settori di punta - ha dovuto vedere diminuire le proprie vendite interne e frenare le esportazioni. Eppure, proprio quest'ultimo settore vale la bella cifra di 2.550 milioni di euro che ha fatto segnare, sempre secondo Ismea, una crescita sul 2002 del 4,7%. Per il settore fiori e piante, in particolare, si stima una produzione di 1.600 milioni di euro, in crescita del 3,2%, mentre il comparto vivaistico - che comprende alberi e arbusti - ha espresso un giro d'affari alla produzione di 950 milioni di euro, in crescita del 7,3% su base annua. Il dato 2003 per fiori e piante ribalta, fra l'altro, la tendenza flessiva emersa l'anno precedente, che aveva chiuso con una produzione ai prezzi di base in calo del 4,1%. Ma anche in questo caso, la buona performance interna si è scontrata con un mercato in calo, che ha toccato anche l'import, diminuito del 9,5%, mentre l'export ha segnato una flessione del 3,7% sul 2002. Insomma, l'agricoltura - che pur aveva fatto segnare un buon valore aggiunto nei primi mesi dell'anno - sembra ancora in bilico fra sviluppo e stagnazione. Una situazione delicata che ha riflessi su tutti gli aspetti del sistema agroalimentare. Anche su quello del credito. Pur se, con ragione, gli analisti del settore hanno chiesto di "superare il concetto di agricoltura come settore a rischio" e, sulla base di ciò, rilanciare il rapporto tra banche e imprese. La richiesta, d'altra parte, è arrivata proprio dall'Ismea con l'intento di garantire la ripresa del comparto agroalimentare italiano e dopo i risultati di un rapporto su "Agricoltura e credito". Ma un traguardo di questo tipo sembra difficilmente raggiungibile in tempi brevi. Basta pensare che fra poco anche le imprese agricole dovranno fare i conti con i criteri di Basilea 2. Per questo, Augusto Bocchini, presidente di Confagricoltura, si è affrettato a chiedere "un sistema adeguato ed efficiente di coperture assicurative, di garanzie sul credito, di strumenti tipici dei mercati finanziari per ottenere coperture sui prezzi e, pertanto, attenuare i rischi del mercato". Ma anche la creazione di un sistema pubblico di garanzia del credito all'agricoltura, accanto a quello dei consorzi fidi privati. Mentre Paolo Bedoni, a capo di Coldiretti, ha aggiunto che "bisogna collaborare affinché anche le banche riconoscano e sostengano il cambiamento dell'impresa agricola".