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Agricoltura prima per valore aggiunto

Andrea Zaghi domenica 24 gennaio 2021
Primi, eppure pieni di problemi. Gli agricoltori italiani nel 2020 hanno conquistato un altro primato. Stando al raffronto tra i risultati ottenuti dai campi nostrani e quelli della concorrenza europea, Coldiretti ha indicato come l'agricoltura italiana si classifichi al primo posto in Europa per valore aggiunto con 31,3 miliardi di euro. Seguono le agricolture di Francia (30,2 miliardi) e Spagna (29,3 miliardi). Ottimo risultato. Soprattutto pensando ai dodici mesi appena passati, nei quali Covid-19 ha picchiato duro anche nei campi e nelle stalle italiane. Se la produzione agricola e agroalimentare non ha mai smesso di fornire cibo buono agli italiani, la stessa ha dovuto fare i conti con una forte mancanza di manodopera e poi con il crollo dei mercati collegati alla ristorazione e all'ospitalità. Sempre seguendo le analisi dei coltivatori, il calo del valore aggiunto è stato del 6,1% mentre i lavoratori nei campi sono diminuiti del 2,4%. È un'agricoltura ancora forte, quindi, quella che viene delineata dai numeri. Ma è anche un'agricoltura piena di problemi da risolvere. Ad iniziare da quelli collegati alla mancanza di infrastrutture fisiche e digitali adeguate, per passare alla necessità di investire di più (e forse meglio) nella ricerca, così come nella promozione delle nostre produzioni (magari non solo quelle ad alto reddito perché valorizzate da marchi d'eccellenza). Senza dimenticare la necessità di arrivare a strumenti di governo delle risorse idriche più efficaci, che facciano della prevenzione il loro vero punto di forza e non solo dell'emergenza il loro motivo d'essere. E senza trascurare i grandi movimenti dei mercati internazionali che hanno nelle commodities uno degli ambiti più delicati. Così come lo è quello, strettamente collegato delle politiche doganali e degli aiuti di Stato. E che la situazione sia sempre delicata su questo fronte, lo dice quanto segnalato da Confagricoltura circa l'aumento dei dazi all'export per i cereali venduti dalla Russia: una mossa che ha lo scopo di contenere l'aumento dei prezzi interni ai mercati di quel paese, ma che potrebbe avere forti ripercussioni sui mercati mondiali. Il commercio internazionale, segnala questa organizzazione, ha avuto una contrazione dell'8% rispetto al 2019.
Nonostante il primato del 2020, quindi, l'agricoltura nel 2021 deve fare i conti con sfide di grande portata. Che necessitano del contributo di tutti per essere vinte.