Un po' meglio degli altri settori. L'agricoltura italiana nell'ultimo trimestre del 2003, stando ai dati relativi al Prodotto interno lordo, sembra essersi comportata in maniera migliore dell'industria e dei servizi.
Un dato confortante, che fa meditare su alcuni aspetti della recente cronaca agroalimentare e che, fra l'altro, arriva contemporaneamente ad altre due indicazioni: da una parte pare che i giovani si avvicinino alla campagna, dall'altra, l'insieme delle imprese agroindustriali soffre sotto il peso dei debiti.
Il Pil, dunque. Secondo l'Istat, nel quarto trimestre del 2003 il Prodotto interno lordo nazionale è cresciuto di un timido 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2002. Si tratta - spiega l'Istat - della sintesi del buon andamento del valore aggiunto dell'agricoltura, di una lieve diminuzione di quello dell'industria e di una stazionarietà di quello dei servizi.
Tutto, ovviamente, da prendere con grande cautela. Ma qualcosa si può dire. Come, per esempio, che tutto sommato l'agricoltura esce bene da una annata tremenda sotto tanti punti di vista. Mentre le prime stime, effettuate da alcune organizzazioni agricole, parlavano di una diminuzione del valore aggiunto complessivo del settore fino al 4%. Arduo dire adesso chi ha ragione.
Rimane una valutazione di fondo: l'effetto delle avversità climatiche, dell'andamento dei mercati e di quello delle ragioni di scambio e dei costi di produzione, è, in agricoltura, difficilmente valutabile tout court. Troppe le variabili in gioco. Occorre prendere tempo e analizzare tutto con i dati definitivi in mano. Ha ragione, in ogni caso, Gianni Alemanno, ministro delle Politiche Agricole, ad affermare che se di crescita si potrà parlare, questa sarà comunque ancora modesta.
Non è così, invece, per i giovani. Che nell'agricoltura pare ci credano più di prima. Secondo una indagine Coldiretti, infatti, in due anni i laureati in Agraria sono cresciuti del 50%, mentre nel 2003 sono nate quasi 35mila nuove imprese e nei sogni giovanili accanto ad una carriera nella grande industria c'è posto ormai per un sano agriturismo. Prospettive diverse, certo, ma a questo punto di pari dignità. Ancora di più pensando a come sta andando l'agroindustria.
Secondo
un pool di ricercatori che fanno capo all'Università di Bologna, le imprese agroalimentari italiane sono, rispetto alla media europea, più esposte al credito, con debiti finanziari pari al 70% del patrimonio netto.