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Agricoltura in crisi Raddoppiati fondi Pnrr

Andrea Zaghi domenica 3 dicembre 2023
I
l valore aggiunto dell’agricoltura è in diminuzione. Segnale chiaro delle difficoltà in cui il comparto si sta dibattendo. E segnale altrettanto chiaro della necessità di mettere mano ad interventi forti per far ripartire il settore che è alla base dell’economia agroalimentare nazionale che, intanto, produce miliardi di giro d’affari (e che continua a conquistare nuovi traguardi in tutto il mondo). A segnalare la situazione è stata Coldiretti che in una nota spiega: «In controtendenza rispetto all’andamento generale cala il valore aggiunto solo in agricoltura per effetto e dell’impatto dei cambiamenti climatici e dell’aumento dei costi di produzione». Detta in numeri, la situazione è la seguente: stando ai conti economici trimestrali dell’Istat, nel terzo trimestre del 2023 il valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca è diminuito sia in termini congiunturali (-1,2%) che tendenziali (-3,1%). Come causa della situazione, i coltivatori diretti pongono gli “eventi estremi” che avrebbero tagliato i raccolti con «crolli della produzione che vanno - viene spiegato - dal 63% delle pere al 20% per la vendemmia». Altro grande ostacolo alla crescita, poi, è quello costituito dai costi di produzione, in particolari quelli energetici. A questo punto che fare? Come, cioè, porre sotto protezione dalle bizze del clima un comparto che ha la gran parte delle sue “fabbriche” a cielo aperto? Si tratta di un percorso che non può certo limitarsi alla difesa delle bontà agroalimentari tradizionali del Paese - che pure va fatta - , che non può basarsi solo sugli accordi commerciali. I coltivatori con ragione parlano di una “nuova sfida”. Occorre, infatti, molta innovazione per mettere in grado le imprese agricole di produrre come una volta. Serve, però, un impegno delle istituzioni accanto a quello delle singole imprese. Con tutta la dotazione possibile di nuove tecnologie come quelle fornite dalla cosiddetta agricoltura 4.0: droni, robot, satelliti, i risultati della nuova genetica green. Servono, come è evidente, molti soldi. Fondi che potrebbero arrivare dal Pnrr che, notizia recente, ha raddoppiato le disponibilità finanziarie per il comparto dei campi e delle stalle nazionali come ha fatto molto orgogliosamente notare Francesco Lollobrigida, attuale ministro dell’Agricoltura. I soldi a disposizione, in effetti, passano da 3,53 miliardi a 6,58 per gli investimenti: fondi importanti destinati soprattutto al rinnovamento delle fonti energetiche a disposizione delle imprese ma anche alla valorizzazione delle filiere agroalimentari. E con un occhio particolare a due aspetti cruciali di politica agricola: la ricerca da una parte e la capacità di aggregazione e, dall’altra, il coordinamento delle azioni di mercato. Investimenti e innovazione, dunque, paiono essere le parole d’ordine da mettere in pratica; accanto ad una continua difesa dei nostri prodotti senza, però, cadere in campanilismi di quartiere che appaiono essere superati dal tempo ma anzi puntando su qualità e competitività come leve importanti per guadagnare altri spazi di mercato. I fondi ci sono, e sono decisamente tanti, sta a tutta la filiera lavorare per non disperdere le risorse ma, anzi, per spenderle bene, con efficienza ed efficacia. © riproduzione riservata