L'agricoltura mondiale deve fare i conti ogni anno con gli effetti di malattie e parassiti che ne compromettono produttività e capacità di fornire alimenti. Una condizione che, sull'onda della digitalizzazioni della vita, molti (troppi) sono portati a dimenticare, ma che pesa su una parte importante della popolazione e rischia di estendere i suoi effetti su un'altra porzione significativa. A fornire dati preoccupanti ci ha pensato la Fao, in uno studio sull'impatto del cambiamento climatico. La stima è che ogni anno fino al 40% della produzione agricola mondiale vada persa a causa dei parassiti. L'Agenzia dell'Onu precisa che le malattie delle piante costano all'economia globale oltre 220 miliardi di dollari e quelle provocate dagli insetti almeno 70 miliardi. Un disastro che pesa su tutti. Per questo il direttore generale, Qu Dongyu, ha commentato che lo studio «mostra che l'impatto del cambiamento climatico è una delle maggiori sfide che la comunità fitosanitaria affronta». Quindi che fare? Nel rapporto (curato anche da ricercatori dell'Università di Torino insieme ad altri del mondo), la Fao ritiene che sia fondamentale rispondere contemporaneamente alle sfide interconnesse del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e del degrado ambientale. Si tratta di mettere in campo strumenti come gli standard internazionali della Convenzione internazionale per la protezione delle piante (IPPC) per le misure fitosanitarie che hanno l'obiettivo di prevenire l'introduzione e la diffusione di parassiti nocivi delle piante e per preservare la biodiversità. Compito colossale per istituzioni e imprese che, spesso, appaiono assorbite dal raggiungimento di altri obiettivi di più breve periodo e che paiono non vedere gli effetti economici del problema. Per questo la Fao è pronta «a rafforzare la collaborazione per garantire che le questioni fitosanitarie si riflettano con maggiore evidenza nell'agenda internazionale». Cambiamento climatico, biodiversità e degrado ambientale paiono così essere sempre di più le grandi sfide da affrontare. Senza aspettare di vincere quella a Covid-19.