Agricoltura, la falce di Bruxelles
Secondo Coldiretti occorrono una forte difesa del budget, il sostegno della cosiddetta filiera corta, più efficaci strumenti di mercato, strumenti per l'assicurazione al reddito e un'attenzione particolare alla centralità del lavoro e al contrasto della rendita fondiaria. Certo, viene fatto notare, la Commissione ha aperto alla possibilità di permettere una certa flessibilità tra i due pilastri della Pac. Oltre a questo, esiste anche la proposta di destinare i risparmi possibili per lo sviluppo rurale e per altre spese agricole destinate agli stessi Stati che li hanno generati.
Ma il timore di ripercussioni insopportabili per gli agricoltori è comunque forte. Si parla di invarianza di bilancio - dice per esempio Confagricoltura - ma dalle prospettive finanziarie emerge un dato inequivocabile: il taglio delle risorse che calano in termini complessivi di oltre il 10%, con una Pac che passa dal 39 al 36% sul totale del bilancio complessivo comunitario. «Lo scenario che si prospetta - ha rilevato la Cia (Confederazione italiana agricoltori) - non è dei migliori. Anche tenendo conto che la proposta della Commissione Ue è da considerare solo come un primo passo. Ora la parola va ai ministri economici che certamente non potranno essere generosi».
«Dall'analisi del testo - rincarano la dose le cooperative agricole che da sole coinvolgono circa 720mila imprese - emerge chiaramente la volontà di penalizzare l'agricoltura rispetto a tutte le altre aree di attività dell'Unione. Crescono, infatti, le dotazioni per le politiche sulla sicurezza, sulla coesione e soprattutto crescono le spese dedicate alla macchina amministrativa europea. Le uniche voci a subire riduzioni sono la Pac e lo sviluppo rurale».
Davvero si vuole costringere l'agricoltura ad una riduzione così pesante di bilancio e quindi di prospettive di crescita? A questa domanda non è possibile dare una risposta univoca. Di fatto anche i campi continuano a dover fare i conti con una crisi economica generale e con bilanci nazionali e sovranazionali sempre più risicati. Una prospettiva che probabilmente sarà difficile cambiare.