I produttori agricoli italiani in sei anni hanno perso il 9% del loro reddito. E non basta, perché, stando ai dati Istat diffusi in questi giorni, nei primi tre mesi del 2007 i prezzi all'origine dei prodotti agricoli sono ulteriormente diminuiti del 3,8%. Insomma, pur forti dei successi internazionali che le migliori produzioni alimentari nostrane continuamente ottengono, gli agricoltori, e il sistema agroalimentare, nella generalità dei casi stanno attraversando una crisi che dura da troppo tempo.L'Istat, dunque, ha indicato per il periodo gennaio-marzo 2007 un tracollo delle quotazioni all'origine dei prodotti agricoli pari al 3,8%, contemporaneamente ' stando questa volta alle indicazioni degli agricoltori ', i costi di produzione sono ancora una volta saliti comprimendo così ulteriormente i redditi. Si è trattato del solito effetto dato da un insieme di condizioni ' spesso non totalmente controllabili dalle imprese ' che vanno dai vincoli climatici a quelli di mercato, alla ancora scarsa flessibilità delle produzioni.Ma, al di là delle interpretazioni teoriche, rimangono alcuni fatti. Come, per esempio, il crollo del 18% delle quotazioni degli ortaggi e del 6,8% per quelle della frutta. In alcune aree del Paese ' come hanno fatto rilevare le organizzazioni agricole, fra cui la Cia ' i produttori hanno addirittura scelto di distruggere le produzioni piuttosto che di svenderle. Ma la vera preoccupazione che le associazioni agricole hanno espresso a più riprese è un'altra: da troppo tempo le imprese del comparto sopportano una situazione di questo genere. Sempre secondo la Cia, per esempio, un andamento di questo genere si protrae ormai da quattro anni, e nel 2006 i prezzi sono diminuiti del 3,4%. In questo modo ' è stato fatto notare ' l'Italia si è posta agli ultimi posti nella graduatoria Ue solo dopo l'Estonia (-5,3 %), la Finlandia (-7,8%) e l'Irlanda (-13,3%). Se questa è la situazione, certamente non consolano i successi parziali in alcuni mercati che, di fatto, sono micromercati se comparati con il tutto. E' invece dai grandi movimenti che occorre trarre qualche insegnamento e qualche indicazione operativa. Non è un caso, per esempio, che nel 2006 si sia assistito ad un ulteriore esplosione della domanda di prodotti ortofrutticoli surgelati e confezionati. Secondo alcuni dati diffusi da Federalimentare, dal 1982 ad oggi la presenza di questi tipi di prodotti è quadruplicata (passando da 190mila a circa 800mila tonnellate), mentre le cosiddette verdure di quarta gamma, quelle già pulite e confezionate, sono ormai acquistate con regolarità dal 43% degli italiani. Così come deve far pensare ' positivamente ' l'appello lanciato ieri da Giandomenico Auricchio, Presidente di Federalimentare, che ha chiesto a tutta la filiera alimentare italiana di lavorare di più e meglio unendo le forze di tutte le sue componenti. Certo, è il vecchio motto del «fare squadra» per vincere. Ma proprio in periodi di cambiamento come questo, l'idea di «fare da soli» rischia di essere quanto mai dannosa, improduttiva e fuorviante.