Aggressività, ecco come temperarla
Nella vita adulta, ciò che stimola l'aggressività è sempre la percezione (giusta o sbagliata) che qualcuno abbia violato il nostro territorio fisico o psichico: qualcuno, dunque, che “ci manca di rispetto” o che “ha superato il limite”; la reazione aggressiva ci serve per “rimettere l'altro al suo posto”: tutti modi di dire che indicano bene come al centro ci sia proprio il tema della protezione di ciò che sentiamo nostro, a partire dall'immagine che ognuno ha di sé.
Ma perché oggi il tasso di aggressività sociale è così elevato? Perché le modalità relazionali sono diventate così aggressive a tutti i livelli? Credo che il problema sia legato a un modo di considerare se stessi che allarga a dismisura ciò che riteniamo essere il nostro territorio, senza che sappiamo riconoscere la legittimità del territorio altrui: quell'infantile “io/mio” dilaga senza trovare un limite nella capacità di fare spazio all'Io dell'altro. Questa capacità non si improvvisa, come ben sa chi cerca di contenere la prepotenza fisiologica dei tre anni; richiede una paziente educazione all'empatia, che è appunto il sapersi mettersi dal punto di vista dell'altro. Per fare questo è necessario però che il mondo degli adulti torni a scoprire il valore della relazione, abbandonando la logica del “tutto intorno a me”.