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Affrontare le crepe. Di lì entra anche luce

Marco Voleri giovedì 1 ottobre 2020
Le crepe esistono. Sono intorno a noi ogni giorno. E dentro di noi. Nel rapporto che si incrina, nel vaso che cade, nel tamponamento in autostrada. Convivono con noi per giorni o anni, a volte per tutta la vita. Sono la frase sbagliata, il momento inadatto di dire qualcosa, a volte anche l'altezza del suono che si usa per esprimersi. In un mondo che ci mette davanti ogni giorno scelte da fare e obiettivi da raggiungere, si ha come la sensazione che tutto debba essere necessariamente quantificabile. E allora ci ritroviamo ogni dì in una gimcana di sollecitazioni, aspettative, risultati da ottenere. Fare ed essere. Ma cosa alla fine? La corsa verso la meta – che sia un grande progetto o il latte da comprare al supermercato – diventa una tinta pastello che copre crepe piccole o grandi, fresche di dolore o quasi dimenticate. Non bisogna mai dimenticare le crepe. Perché nonostante la nostra abilità di tinteggiarci sopra (oggi di giallo, domani di marrone) rimangono lì, non si spostano di un millimetro. Affrontare le crepe collezionate nella vita non è facile per nessuno. Non lo è per il bimbo sbeffeggiato a scuola perché sovrappeso e nemmeno per l'adulto che ha perso un genitore quando era piccolo. Le crepe sono una componente negativa della nostra vita da ignorare? Non credo sia possibile. Nonostante la nostra migliore volontà di farlo, sono e rimangono sempre lì. Sempre a disposizione, quasi a osservarci coi pop-corn in mano. Come se dicessero: «Dove vuoi andare? Tingi, corri, mangia e bevi. Io son sempre qui, prima o poi ripassi». Le crepe sono scomode: mettono in crisi le certezze, evidenziano le instabilità. Eppure sono una grande opportunità: ci danno la possibilità di fermarci, di immergerci in un momento passato, di ricordarci chi eravamo, di farci immaginare chi saremo. Non bisogna mai dimenticare le crepe. Viaggiamo con loro ed è un bagaglio di esperienza importante. Come ci ricorda Leonard Cohen: «C'è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce».