Avevamo pochissime certezze, noi italiani. Una erano gli alpini. Dopo il raduno di Rimini, vacillano pure loro. Le accuse sono innumerevoli da tante ragazze: siamo state molestate. Non da ragazzini, ma da baldi settantenni. Alpini autentici? Infiltrati con cappello finto? Poco conta, è il mito degli alpini a mobilitare un battaglione di firme: sul "Corriere" Massimo Gramellini (11/5), sulla "Repubblica" Concita De Gregorio, Michela Marzano e Michele Serra (11/5), sulla "Stampa" Gabriele Romagnoli (10/5) ed Elena Stancanelli (11/5), sul "Giornale" Stefano Zecchi (11/5). Ma gli alpini restano alpini, così nessuno li ficca tutti indistintamente nel tritacarne. Vedi Concita De Gregorio: «Quando sono insieme, gli esseri umani in quanto animali si comportano molto diversamente da come farebbero trovandosi da soli». Le fa eco Michele Serra: «Il problema non sono gli alpini, sono i maschi». Si dissocia almeno in parte Michela Marzano. Titolo: «Non chiamatela goliardia». Anche Elena Stancanelli evita di crocifiggere l'intero corpo degli alpini: «Che schifo quel branco di maschi ubriachi». Eppure il "Giornale" (11/5) sembra aver letto tutt'altro e la butta in politica: «L'ira dei moralisti. La sentenza della sinistra: gli alpini sono molestatori» (titolo del servizio di Nino Materi). Stefano Zecchi denuncia chi confonde il sano cameratismo con il maschilismo, e conclude con una frase che lascia (a dir poco) perplessi: «È stato messo sotto accusa un modo d'essere inoffensivo e una tradizione». Semmai va ascoltata Elena Stancanelli che si rivolge agli autentici alpini gentiluomini, che di fronte ai falsi alpini non hanno fatto niente: «Com'è possibile che nessuno li abbia presi a calci? Che nessuno di loro, degli alpini sobri e rispettosi (...), si sia sentito offeso da quei comportamenti?». Riflessione d'obbligo, anche per l'Ana.