Addio alle quote Ue per lo zucchero: il settore alla prova del libero mercato
Riforma e ristrutturazione, dunque, che comunque hanno mantenuto l'Europa come primo produttore al mondo di zucchero di barbabietola (che tuttavia è solo il 20% della produzione mondiale di zucchero) e che non hanno lasciato questo prodotto totalmente privo di protezioni. Oltre ad una dazio all'importazione e a meccanismi di intervento sui mercati, il comparto è dotato di un sostegno al reddito per gli agricoltori erogato come pagamento diretto.
A conti fatti, e in vista appunto della fine del regime delle quote, lo scorso anno in Europa sono stati coltivati a barbabietole 1,5 milioni di ettari e nel 2017 si è arrivati a 1,7 milioni; per i prossimi anni, invece, la superficie dovrebbe diminuire. Il taglio (certamente non ovunque indolore), naturalmente c'è stato: basta pensare che nel 2005, prima della riforma, erano 2,3 milioni gli ettari coltivati a barbabietola da zucchero in Europa. La produzione quest'anno dovrebbe arrivare attorno a 125,4 milioni di tonnellate di zucchero, il prezzo europeo potrebbe passare dagli attuali 415 euro per tonnellata a 405 euro fra poco meno di dieci anni. Sui mercati mondiali, invece, da qui al 2026 si passerà da 432 dollari a tonnellata a circa 464.
La strada è quindi segnata: le industrie potranno essere spinte verso maggiori esportazioni rispetto ad oggi. Una prospettiva sulla quale conta molto il Commissario all'Agricoltura dell'Ue, Phil Hogan, che ha parlato dell'opportunità per i produttori europei, con il termine del regime delle quote, di «ampliare i loro scambi sui mercati mondiali». I cambiamenti per un settore comunque strategico dell'agroalimentare europeo e mondiale, non sono quindi terminati. La fine delle quote scattata il primo ottobre scorso è un passo, ma non l'ultimo.