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Adalberto di Praga. Giovane vescovo, monaco, martire nella Prussia pagana

Matteo Liut giovedì 23 aprile 2020
Il Vangelo ci spinge oltre ogni ostacolo, perché ci permette di guardare avanti e scrutare l’orizzonte di Dio. Tenace e determinato fu sant’Adalberto di Praga, il cui apostolato fu segnato da fallimenti e persecuzione. Era di origine boema e si chiamava Voytèch, ma a Magdeburgo fu cresimato dall’arcivescovo Adalberto, da cui poi prese il nome. Nel 983, a 27 anni, era già vescovo, il secondo, di Praga, ma nel 988 lasciò la città, a causa dei numerosi ostacoli posti al suo impegno pastorale. A Roma, sull’Aventino, e nel 992 venne rimandato a Praga, dove intensificò gli sforzi. Tre anni dopo, tuttavia, gli ostacoli politici lo costrinsero a tornare sull’Aventino e qui, poiché non poteva tornare a Praga, progettò di impegnarsi per l’evangelizzazione della Prussia, dove si diresse con il fratello e un monaco nel 996. Il 23 aprile 997 i tre vennero catturati e uccisi dai pagani. Altri santi. San Giorgio, martire (III sec.); vescovo e martire (956–997); beata Maria Gabriella Sagheddu, monaca (1914–1939). Letture. At 5,27–33; Sal 33; Gv 3,31–36. Ambrosiano. At 4,13–21; Sal 92 (93); Gv 3,7b–15.