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Acqua, una variabile nei campi

Andrea Zaghi sabato 7 gennaio 2012
«Fossi e cavedagne benedicon le campagne». Così recita un antico proverbio della Pianura Padana che spiega bene quanto sia importante il governo dell'acqua per l'agricoltura. Oggi, come qualche secolo fa. A patto che l'acqua ci sia. Perché a guardare la cronaca recente dell'agricoltura nostrana, salta all'occhio un'evidenza: di acqua i campi nazionali nel 2011 ne hanno ricevuta ben poca e, quando c'è stata, questa si è trasformata spesso in un male piuttosto che un bene. Proprio la cronaca, tuttavia, ci ha confermato due dati di fondo: l'agricoltura è ancora notevolmente influenzata dall'andamento del clima e questo, nel 2011, si è prodotto in più di una bizza. Secondo la Coldiretti, lo scorso anno si è classificato al terzo posto tra i più caldi dall'Ottocento con peraltro il 13% di precipitazioni in meno rispetto alla media di riferimento, anche se in più di un'occasione le piogge sono state catastrofiche. A conti fatti, i campi hanno a che fare con un forte rischio siccità per la prossima primavera-estate. Già, perché in agricoltura gli effetti dell'andamento climatico non si esauriscono dalla sera al mattino. Secondo i tecnici delle organizzazioni agricole, l'arrivo delle precipitazioni con pioggia e neve è atteso per ripristinare le scorte idriche nel terreno, ma ci vorrà tempo per tornare in condizioni normali, sempre che precipitazioni e temperatura si mettano ad essere nella norma.
Tutto ciò ha evidenti ripercussioni economiche. Gli effetti del caldo e della siccità nel 2011 si sono già fatti sentire con il crollo della presenza di funghi e tartufi che necessitano di acqua per crescere mentre nelle campagne si è verificato – dicono sempre i coltivatori – un calo nei raccolti di olive da olio (-5%) e uva da vino con una vendemmia di qualità ma al minimo storico di 40 milioni di ettolitri, oltre il 13% in meno rispetto allo scorso anno. Al di là dei singoli raccolti, d'altra parte, c'è già un dato generale. In termini congiunturali, il Prodotto interno lordo agricolo, stando agli ultimi dati disponibili, si è ridotto quasi dell'1% (anche se i numeri non sono definitivi). Certo, non si tratta di un risultato dovuto solo alle scarse piogge e al clima avverso. L'aumento di molti costi di produzione, l'andamento altalenante dei mercati, le difficoltà generali dell'economia hanno costituito altrettanti elementi di difficoltà per un comparto che da sempre non è in grado di reagire velocemente ai cambiamenti, avendo a che fare con cicli naturali di produzione. A tutto ciò, comunque, il clima apporta elementi produttivi importanti di cui gli agricoltori devono tenere conto. Poi, come si è detto, c'è il futuro in cui l'acqua giocherà ancora un ruolo determinante. È necessario che vengano ristabilite le scorte idriche, con la neve in montagna e l'acqua nei terreni, da usare come fattore di produzione con l'arrivo del caldo primaverile-estivo. Insomma, al di là dell'economia e della finanza, dell'imposizione fiscale e dei mercati, gli imprenditori agricoli ancora una volta guarderanno spesso verso il cielo.