Promozione e tracciabilità del prodotto ma, soprattutto, più attenzione ai diritti dei lavoratori e all’ambiente. È il succo dell’accordo tra coltivatori e industrie di trasformazione del pomodoro sottoscritto nei giorni scorsi ed in vigore da subito in coincidenza dell’inizio della campagna 2024. Obiettivo generale: far fare ad uno dei comparti più importanti dell’agroalimentare italiano – quello del pomodoro trasformato – un salto in avanti in tutti i sensi.
L’intesa è stata firmata da Coldiretti, Filiera Italia e Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali (ANICAV) e ha una serie di obiettivi importanti. Prima di tutto, come si è detto, la promozione della sostenibilità ambientale ed etico - sociale della filiera favorendo azioni a tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori; poi la creazione di un sistema unico di tracciabilità e trasparenza sull’origine della materia prima utilizzata così da fornire garanzie chiare e affidabili sull’origine dei prodotti. L’accordo ha anche l’obiettivo di valorizzare il pomodoro italiano (tra l’altro informando anche, si legge in una nota, «sui limitati rischi di trovare un falso made in Italy sulle tavole italiane»), così come di fornire tutto il supporto necessario alla filiera per il riconoscimento delle denominazioni d’origine, a partire dall’IGP del “Pomodoro Pelato di Napoli” in attesa di riconoscimento, ma soprattutto migliorando la competitività del comparto. Per questo, il documento firmato parla anche di innovazione tecnologica per migliorare la produttività e la sostenibilità delle coltivazioni. Grande attenzione anche ai mercati esteri attraverso l’applicazione del principio di reciprocità in ambito Ue per garantire che tutti i Paesi extra europei che esportano nel mercato comunitario rispettino le stesse regole commerciali e gli stessi requisiti ambientali e sociali. Sempre su questa linea, le tre associazioni lavoreranno insieme per il contrasto all’Italian sounding sui mercati di esportazione.
Accordo vasto e complesso, dunque, quello che arriva ad animare il comparto del pomodoro da industria. Mossa importante per un settore importante che in termini di fatturato vale oltre 5 miliardi di euro per 5,4 milioni di tonnellate di prodotto (2023) di cui il 60% circa viene esportato con un valore di circa tre miliardi. Una posizione di spicco che, da tempo, attira anche le attenzioni della concorrenza (spesso non leale). Per questo tra i sottoscrittori del patto viene sottolineato quanto “sia necessario promuovere e tutelare la filiera del pomodoro da industria, garantendo la distintività del prodotto 100% italiano, essenziale per il Paese”.
Oltre ai numeri, che già significano molto, l’Italia cerca così di difendere il suo ruolo di leader mondiale nella produzione e nell’esportazione di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale, e lo fa cercando di unire le forze di agricoltura e industria per un obiettivo comune. Passo in avanti, dunque, al quale adesso dovranno seguire altri passi operativi fatti di condivisione non solo di strategie ma anche di azioni concrete e di investimenti.
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