A Verona in mostra la ripartenza del vino
Ma che il vino nazionale sia “frizzante” parrebbe confermato. Di tutto questo, si parlerà certamente da oggi e per i prossimi giorni al Vinitaly scaligero edizione 2021. Ma a Verona rimbalzeranno anche i problemi da affrontare. Che non sono pochi. Ad iniziare “dall'attacco al Made in Italy” rappresentato dal Prosek croato, come ha sottolineato più volte Coldiretti, per arrivare al peso che la questione delle materie prime ha anche sui vigneti italiani. Secondo Alleanza Cooperative Agroalimentari, i costi dei materiali necessari per l'impianto dei vigneti, sono cresciuti del 70%; a questi, è necessario aggiungere il forte incremento dei costi dei noli marittimi e la carenza e rincaro che ha riguardato anche i container trasportati via nave: secondo il Global Index Frightos il costo medio di un container ha quasi raggiunto 10mila dollari, cioè quattro volte in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Eppure i produttori stringono i denti e guardano avanti, forti, tra l'altro, di una vendemmia che parrebbe essere ottima in molte aree e comunque più che buona in altre. Le previsioni di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (che risalgono a qualche settimana fa), dicono che quest'anno si dovrebbero ottenere circa 44,5 milioni di ettolitri (-9% rispetto ai 49 milioni del 2020). Meno vino, ma comunque buono. Una situazione che potrebbe spingere ancora in avanti il mercato. Anche nella distribuzione moderna. Stando ad una ricerca IRI Infoscan, i cui risultati sono stati anticipati in questi giorni proprio in vista di Vinitaly, le vendite di vino nella grande distribuzione organizzata sarebbero cresciute nei primi 9 mesi del 2021 del 2% in volume (con punte del 4,8% dei vini Doc e del 27% delle bollicine), e del 9,7% a valore. Insomma, colpi bassi a parte il vino italiano riesce ancora a vincere un po' dappertutto.