Liberare Venezia. Aprire Venezia. Restituirla al suo fragile equilibrio antico. Affidarle una missione originale per il futuro, così prossimo da essere presente. Più che un progettista, ci vorrebbe un mago. Nel frattempo, dopo 500 anni viene restaurato e aperto al pubblico il palazzo delle Procuratie Vecchie, in piazza San Marco. Ne scrivono “Corriere”, “Repubblica”, “Stampa” e “Giornale” il 9/4; il “Sole 24 Ore – Domenica” il 10/4. «Venezia riparte dalla sua bellezza – scrive Laura Berlinghieri sulla “Stampa” – cercando di mettere alla porta tutto quello che ha portato a svendere la città, consacrata a un turismo di massa». Così le Procuratie diventano tre piani dedicati a eventi ed esposizioni, insomma alla cultura; e intanto vengono scoraggiate le “paccottiglie”, dalle mascherine di plastica al finto vetro di Murano. In sintesi: «Il futuro di Venezia, a misura di residente e di un turismo sostenibile, è tracciato». Da parte sua, “Libero” (10/4, titolo: «Venezia mette alla porta le bancarelle di souvenir») ne fa una questione partitica ed etnica contro sinistra e cinesi. Alessandro Gonzato ricorda: «Per vent'anni Venezia è stata amministrata dalla Sinistra e alcuni angoli, anche nel cuore della Serenissima, sono stati trasformati in Chinatown. Ne abbiamo scritto diffusamente (...). L'elezione di Brugnaro ha cominciato a portare un po' di ordine». Venezia ai veneziani.
A proposito di sindaci, va segnalata la candidatura di Claudio Cecchetto, intervistato da Franco Giubilei (“Stampa”, 10/4). Domanda: «Lei vuole diventare sindaco di Riccione». Risposta: «Un sindaco è come un dj che deve soddisfare la pista, il sindaco deve fare lo stesso con la cittadinanza». Cecchetto ci aveva già provato, ed era stato battuto, a Misano Adriatico. Forse aveva sbagliato disco. O alla cittadinanza non andava tanto di ballare, vai a saperlo.