A proposito dei martiri d'Algeria: perché tornare a parlare di un film
E in particolare la vicenda dei sette trappisti è stata, per le riviste e gli editori specializzati, una delle storie di dialogo interreligioso più potenti e profondamente esplorate degli ultimi decenni, mentre mobilitava gli spiriti maggiormente sensibili: ricordo l'emozione con la quale un amico monaco mi prospettò l'ipotesi di andare a costituire un piccolo nucleo della sua comunità religiosa proprio là dove i trappisti erano da poco stati uccisi. Ma sono altrettanto convinto che la conoscenza più ampia e per alcuni la contemplazione di tale martirio debba molto al film di Xavier Beauvois: «Non ho affatto memoria di aver sentito parlare dei sette beati martiri di Tibhirine prima dell'uscita del film. Neppure avevo mai letto il testamento di padre Christian, in nessuna occasione», scrive Floccari; e non è solo una questione di anagrafe. Così come è ragionevole pensare che la beatificazione degli scorsi giorni avrebbe avuto un'eco meno ampia se il film – pur così lontano dal genere agiografico – non l'avesse preceduta. È un piccolo ma non trascurabile tassello del grande e incompletabile puzzle che ritrae la fede, la Chiesa e «l'attuale contesto comunicativo».