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A occhi chiusi dietro a Dio, che ci porta alla vita vera

Luigi Verdi giovedì 12 settembre 2024
XXIV Domenica del Tempo ordinario – Anno B Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». Grazie Pietro, povero pescatore ruvido e ignorante, grazie perché sei tutti noi, spezzato e dilaniato tra cielo e terra, colmo come un vaso di contraddizioni e incertezze, dubbi e sicurezze. Era così diverso quel Maestro che Pietro e gli altri seguivano, così dolci le sue parole che si poteva stare ore ad ascoltarlo con gli occhi lucidi e con il cuore a battere forte: parole che consolavano, che perdonavano tutto, cha parlavano di un Padre buono che aspetta giorno e notte sul balcone il figlio scavezzacollo. Stare con Lui era incantarsi a vederlo guarire dentro e fuori gli ammalati, a sorprendere tutti con i suoi sguardi che leggevano fin dentro all’anima, nelle sue fibre più nascoste. Facile allora, per Pietro, riconoscere in Gesù il Cristo, chi altri poteva essere se non il Messia che tutti aspettavano, il Messia che avrebbe salvato Israele? Certo, qualcuno se lo aspettava potente e combattivo, ma erano così forti le sue parole, aprivano scenari così imprevisti, spezzavano macigni e confini; sì, senza dubbio, Lui era il Cristo. Pochi passi e le cose si complicano: sofferenza, rifiuto, morte, resurrezione? Ma di che parla? Di chi parla? Qua sta sbagliando, non è possibile, ora glielo dico che il Messia non può essere così debole, che non può mica morire come tutti, anzi peggio di tutti: ora glielo spiego io come si fa il Cristo. Grazie Pietro, che ti sei preso una bella lavata di capo per noi che pretendiamo di sapere meglio di Dio com’è fatto Dio e quale è la strada per raggiungerLo, che esigiamo un Dio fatto a nostra immagine e che pensi i nostri stessi pensieri, piccoli, soffocati, ristretti. Il rischio per tutti noi è di credere in un Dio a metà, parziale, fin dove mi fa comodo, insomma teorico; ma Gesù ce lo spiega bene: è la vita che va messa in gioco, tutta la vita, fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo sogno. «Chi sono io per te? E fin dove sei disposto a seguirmi? Ti sorprenderò ancora, ti sorprenderò sempre: ti sembrerà di perdere, ma scoppierai di gioia quando troverai il centuplo; potrà sembrarti di morire, ma con me è sempre e solo vita, vera, piena». E allora grazie Pietro che oggi ci ricordi di perderci nella nostalgia di un Dio che ama fino alla fine, di seguirlo ad occhi chiusi: ci sembrerà buio ma, questo Dio dei paradossi, farà risplendere ogni cosa. (Letture: Isaia 50,5-9; Salmo 114; Giacomo 2,14-18; Mc 8,27-35) © riproduzione riservata