A Mosca e Strasburgo due tristi feste parallele
Ogni 9 di maggio nella Ue ricorre infatti la Giornata dell'Europa, istituita nel 1985 al vertice di Milano per dare nuovo impulso al cammino unitario, facendo memoria della “Dichiarazione Schuman” del 1950, che proprio in quel giorno segnò l'atto iniziale del processo di unificazione tra i Paesi del Vecchio Continente. A Mosca e in molte altre città russe, invece, nella stessa data si festeggia la fine vittoriosa della Seconda guerra mondiale, nel giorno in cui le truppe sovietiche entrarono a Berlino, imponendo la resa ai nazisti e issando la bandiera rossa sul tetto del Reichstag di Hitler.
Questa volta, l'appuntamento nella grande aula parlamentare di Strasburgo coincide poi con un'occasione speciale: la conclusione della Conferenza sul futuro dell'Europa, che per un anno ha consentito ad oltre 50mila cittadini dell'Unione di confrontarsi sul destino del progetto concepito dai “padri fondatori”, suggerendo modifiche più o meno radicali alla struttura e al funzionamento delle sue istituzioni. Toccherà in particolare a Emmanuel Macron, appena confermato al vertice della République e in qualità di presidente di turno della Ue, tirare le somme del lavoro compiuto. Visto il clima internazionale arroventato dalla guerra in Ucraina, il suo non sarà certo un discorso rivolto solo all'interno dei Ventisette. E ricordando la tenacia con la quale ha tenuto aperto fino all'ultimo un canale di collegamento con il Cremlino, c'è da aspettarsi che Macron proverà di nuovo a rilanciare il dialogo, malgrado prevalga il pessimismo.
Tanto più che nelle stesse ore la Mosca di Vladimir Putin si prepara, a quanto pare, a trasmettere al mondo ben altra immagine: quella di una superpotenza bellicosa e all'insegna di un incomprimibile orgoglio nazionalista. Da giorni, del resto, circolano filmati e resoconti che mostrano le “prove” della parata militare in preparazione nella capitale, con carri armati e mega-convogli di missili colossali che la attraversano in lungo e in largo. È arduo immaginare che giungano, da parte del leader russo, parole di moderazione e disponibilità ad avviare una fase nuova di rapporti con la parte di Occidente raccolta sotto la bandiera dell'Unione. C'è anzi chi paventa da parte sua una chiamata alla mobilitazione generale della popolazione, in vista di un'ulteriore escalation del conflitto.
Si va insomma verso due ricorrenze parallele, che come tali, in base alle ferree leggi della geometria, non troveranno punti d'incontro. In teoria più votata alla fiducia quella di Strasburgo, anche se i venti di guerra non garantiscono di per sé la tenuta della compagine comunitaria. Quasi condannata ad inasprire ancor più gli animi, invece, quella moscovita. Ha scritto giorni fa il filosofo ultracentenario Edgar Morin: “Speriamo di non dover disperare”. Parole da sottoscrivere.